Il tempo stringe al tavolo dei negoziati in Svizzera sul programma nucleare iraniano. L'accordo sembra sempre più possibile, ma continua ad essere sfuggente.
E così il presidente dell'Iran, Hassan Rohani, è sceso in campo di persona: ha preso carta e penna e ha scritto una lettera al presidente americano Barack Obama e ai leader degli altri Paesi impegnati nel negoziato (Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania). Superiamo le differenze, ha detto loro.
Perché il negoziato procede, ma "è molto difficile, molto complicato", ha detto il suo ministro degli Esteri, Javad Zarif, che a sua volta ha cercato di dissipare le nuvole di carattere geopolitico che sembrano addensarsi sui colloqui. Come ad esempio l'offensiva aerea araba guidata dall'Arabia Saudita in Yemen contro i ribelli sciiti Houthi, che hanno il sostegno dell'Iran. O come il conflitto in Siria, dove il presidente Bashar al Assad, che pure ha da sempre il sostegno di Teheran, si è oggi peraltro detto "aperto ad ogni dialogo, con chiunque, compresi gli Stati Uniti". O come il malumore della Turchia, il cui presidente Erdogan ha chiaramente affermato che la crescita dell'influenza iraniana "comincia a darci fastidio, a noi, all'Arabia Saudita e ai Paesi del Golfo. Non è tollerabile - ha detto - e l'Iran deve rendersene conto".
Ma "i nostri negoziati sono limitati al nucleare", ha replicato secco Zarif dopo l'ennesimo incontro con il segretario di Stato Usa John Kerry a Losanna. Lo Yemen, ha riconosciuto, "è l'argomento caldo del giorno", ma "ciò non vuol dire che negoziamo su questo", ha insistito. Le discussioni, stando a Zarif, sono quindi concentrate solo sugli aspetti tecnici; ovvero un campo in cui molti nodi sono stati ormai sciolti. Secondo diverse indiscrezioni, sembra esserci ad esempio un'intesa di massima sulla spinosa questione del numero delle centrifughe per l'arricchimento dell'uranio.
Sembra che l'Iran potrà utilizzane 6.000, delle 10.000 di cui dispone, per un periodo di almeno 10 anni. Sembra che ci sia anche una schiarita sul destino degli impianti nel sito-bunker di Fordow, dove i tecnici iraniani potranno usare qualche centinaio di centrifughe. In cambio, Teheran avrà un progressivo allentamento delle sanzioni imposte dall'Onu, dagli Usa e dall'Unione Europea. Nonostante quasi due anni di negoziati, di certo restano però ancora diversi altri aspetti e dettagli da definire, e ormai è una corsa contro il tempo. I termini di principio dell'accordo devono infatti essere fissati entro il 31 marzo, e poi devono essere dettagliati e sottoscritti entro fine giugno. Un nuovo rinvio, che sarebbe il terzo, appare improbabile, e la pressione cresce. Nelle prossime ore arriverà a Losanna anche il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, e l'alto rappresentante per la politica estera europea, Federica Mogherini. Mentre Rohani, che nelle ultime ore ha anche telefonato ai leader di Russia, Francia e Gran Bretagna, utilizza anche Twitter per ribadire i suoi concetti. "Come ho detto al telefono al premier David Cameron e al presidente Francois Hollande - ha twittato - il programma nucleare dell'Iran è pacifico, come stabilisce la fatwa del Leader supremo Ali Khamenei".