Un piano dettagliato per aggredire la crescente minaccia dell'Isis in Libia, insieme agli alleati Italia, Francia e Regno Unito: è quello che il Pentagono ha presentato alla Casa Bianca, mettendo sul tavolo dello Studio Ovale una serie di opzioni, a partire da quella che prevede un fuoco di fila di bombardamenti aerei. L'obiettivo dei possibili raid - spiega il New York Times - sono campi di addestramento, centri di comando, depositi di munizioni e altri siti in cui si raggruppano i militanti dello Stato islamico: fino a 30-40 'target' in quattro aree del Paese nordafricano, per aprire la strada alle milizie libiche sostenute dall'Occidente che dovranno combattere sul campo contro le forze jihadiste. Sta ora a Barack Obama decidere quando dare il via libera al piano, messo a punto dal Pentagon's Africa Command e dal Joint Special Operations Command. Piano sottoposto al presidente americano dal segretario alla Difesa Ash Carter già qualche settimana fa. Ma al momento alla Casa Bianca sembra prevalere la prudenza, così come predica anche il Dipartimento di stato guidato da John Kerry. Troppe ancora le incognite presenti per avviare un'offensiva militare con una potenza di fuoco cosi' massiccia. Innanzitutto una situazione della Libia che resta molto instabile, con l'impossibilita' finora di dare seguito concreto agli accordi sul nuovo governo di unita' nazionale. L'ultima battuta d'arresto nelle ultime ore, con il voto di fiducia sul nuovo esecutivo guidato dal premier designato Fayez al Sarraja saltato per la mancanza del numero legale al Parlamento di Tobruk. Anche Obama e' convinto che sia l'insediamento del governo di unita' nazionale il primo obiettivo da raggiungere, per far si' che il piano del Pentagono si riveli il piu' efficace possibile. Perche' un'offensiva dal cielo, se non coordinata in maniera adeguata, rischia di far saltare tutti gli sforzi delle Nazioni Unite per mettere insieme le varie fazioni libiche. C'e' dunque un percorso diplomatico ancora da percorrere e da portare a termine. Nel frattempo gli Stati Uniti non intendono rinunciare alla forza quando, in base alla informazioni di intelligence raccolte, si valuti la presenza di una minaccia immediata per la sicurezza degli Stati Uniti o dei suoi alleati. Avanti, dunque, con i raid aerei mirati con droni e caccia militari, come quello di alcuni giorni fa sul campo di addestramento dell'Isis nell'area di Sabrata, nel quale e' rimasto ucciso Noureddine Chouchane, considerato la mente degli attacchi del museo del Bardo a Tunisi e della spiaggia di Sousse, sempre in Tunisia. O quello di novembre scorso che a Derna ha portato all'uccisione del leader dello stato islamico, Abu Nabil, il 'boia' dei copti egiziani sgozzati su una spiaggia. Il Nyt sottolinea come il nuovo dettagliato piano del Pentagono sia il frutto della presenza in Libia negli ultimi mesi di forze speciali americane, britanniche, francesi "e possibilmente anche italiane". Una presenza che ha permesso di raccogliere molte informazioni di intelligence e quindi di individuare con maggior precisione gli obiettivi da colpire. E che forse ha permesso anche di contattare e 'addestrare' alcune milizie libiche filo-ocidentali. Il generale David Rodriguez, comandante delle forze Usa in Africa, avverte comunque che per raggiungere una stabilita' di lungo termine in Libia ci vorranno almeno dieci anni. Intanto Francia ed Egitto hanno avviato la campagna di esercitazioni militari congiunte nel Mediterraneo con il supporto della portaerei Charles de Gaulle e sei navi d'appoggio. Le esercitazioni - denominate operazione 'Ramses 2016' - si svolgono al largo delle coste di Alessandria d'Egitto e nello spazio aereo controllato dal Cairo. Dureranno diversi giorni.