Uno spazio ristretto, ma affollatissimo. Si ballava ai ritmi hip hop, si beveva, e non c'è voluto molto ad Omar Mateen per fare una strage sparando a raffica sui clienti gay all'ora di chiusura del locale. Il Pulse di Orlando è uno dei più noti club omosex della Florida, e la sera della strage c'erano oltre 300 persone, secondo John Mina, il capo della polizia della città della Florida. "Non il tuo solito gay club", si autodefinisce il locale fondato da Barbara Poma, una donna italo-americana, per onorare la memoria del fratello maggiore John, morto di Aids 25 anni fa.
"La nostra era una famiglia italiana molto rigida, essere gay allora era inaccettabile. Eppure, quando John ha fatto coming out, le dinamiche familiari sono cambiate, da una cultura di severa tradizione a un'altra di accettazione e di amore", si legge sul sito del Pulse, da ore in tilt dopo l'inimmaginabile mattanza.
Sabato, come tutti i sabati, era Latin Night: reggae, bachata, merengue, salsa. Ingresso gratis fino alle 23, poi a mezzanotte era salita sul palco Kenya Michaels, una celebre drag queen di Portorico: si è salvata perché è uscita con il manager prima che cominciasse la strage. In una serata qualsiasi i clienti del Pulse sono soprattutto giovanissimi, ragazzi tra i 20 e i 22 anni. Tutti amici tra loro: "Gli amici diventano la famiglia che gay e lesbiche si creano quando le loro famiglie non li accettano", ha spiegato Alex Choy, un ex dipendente del locale che adesso lavora come paramedico in un vicino ospedale. Oggi questa famiglia allargata è listata a lutto".