Barack Obama ha autorizzato una missione di 30 giorni in Libia contro l'Isis. Lo riporta Fox, secondo la quale gli Stati Uniti hanno lanciato almeno sette raid da lunedì.
Attacco a soldati Haftar a Bengasi, decine morti - E' di "almeno 28 soldati fedeli al generale libico Khalifa Haftar il bilancio di un attentato a Bengasi rivendicato dalle forze del Consiglio della Shura dei rivoluzionari della città. I feriti sono 70". Lo riporta su Twitter il Site, il sito di monitoraggio dei jihadisti sul web. Secondo il sito Libya's Channel che parla di "oltre una ventina di morti", l'attacco suicida contro le forze speciali si è verificato nel distretto di Gawarsha con un'autobomba. Da mesi le forze militari legate al generale Khalifa Haftar bombardano le postazioni della Shura dei rivoluzionari, un'accozzaglia di milizie islamiste, vicine ad Ansar al Sharia. A Bengasi le forze di Haftar - legate a Tobruk - sono impegnate anche contro l'Isis
"I raid Usa contro postazioni dell'Isis proseguono". Lo ha affermato il generale Mohamed al Ghasri, portavoce delle milizie che partecipano all'operazione militare per la liberazione di Sirte dall'Isis in una telefonata con l'ANSA, precisando che "nei bombardamenti sono stati distrutti un blindato e due depositi di armi". Ghasri non ha fornito un bilancio sulle eventuali vittime. La pagina Facebook dell'operazione delle milizie al Bonyan al Marsous a Sirte scrive che "le forze internazionali hanno condotto ieri almeno 5 raid contro vari obiettivi di Daesh e alcuni loro veicoli".
"Valuteremo se ci saranno richieste, naturalmente se prenderemo decisioni ne informeremo il Parlamento". Così il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, a Uno Mattina dopo i raid Usa in Libia, alla domanda sull'ipotesi dell'uso della base di Sigonella. "La cosa che gli italiani devono sapere - ha detto - è che si tratta di interventi mirati contro le posizioni di Daesh attorno a Sirte, città costiera diventata la roccaforte di Daesh in Libia". "Credo sia un fatto molto positivo che gli americani abbiano deciso di intervenire".
Nella guerra di Sirte contro l'Isis entrano in gioco anche gli Stati Uniti. Sono iniziati ieri i primi raid Usa contro lo Stato Islamico nella loro roccaforte libica infliggendo ai jihadisti "pesanti perdite". Le prime missioni aeree di "precisione" - che hanno preso di mira anche carri armati e altri mezzi - sono state autorizzate da Barack Obama, su raccomandazione del segretario alla Difesa Ash Carter e dietro richiesta del premier libico sostenuto dall'Onu, Fayez al Sarraj. E hanno incontrato il favore dell'Italia.
L'offensiva militare di Washington a sostegno delle forze del governo di Tripoli, già impegnate sul campo, apre di fatto un nuovo fronte di guerra degli americani nella lotta all'organizzazione terrorista. La caduta di Sirte - dove secondo il Pentagono sono presenti circa 1.000 combattenti Isis - infliggerebbe infatti un duro colpo ai tagliagole del Califfo già pesantemente bombardati in Siria e in Iraq. I raid sono stati valutati "positivamente dall'Italia" ha reso noto la Farnesina, precisando che Roma "incoraggia a realizzare le iniziative per ridare stabilità e pace ai libici". Ad annunciare le operazioni è stato lo stesso Sarraj in un discorso alla tv nel pomeriggio: "Sono iniziati i primi raid americani che hanno colpito postazioni jihadiste", infliggendo loro "pesanti perdite", ha detto il premier libico rivelando che il suo governo aveva chiesto un "sostegno diretto agli Stati Uniti" per effettuare missioni in città.
Sarraj ha confermato allo stesso tempo il "rifiuto del suo governo ad ogni tipo di ingerenza straniera senza mandato o autorizzazione del governo di intesa nazionale". Un riferimento diretto alla Francia - ma mai citata nel suo discorso - che proprio qualche giorno fa aveva ufficializzato la presenza di forze speciali impegnate in Libia senza il consenso di Tripoli. Sarraj ha aggiunto che la richiesta fatta agli americani di "operare nella sola area di Sirte e per un periodo di tempo limitato con raid aerei e senza truppe sul terreno" - opzione quest'ultima confermata anche dal Pentagono - è stata presentata dal Consiglio presidenziale in coordinamento con la 'Operation Room' al Bonyan al Marsous" che opera da quasi tre mesi a Sirte.
Contattato dall'ANSA il generale Mohamed al Ghasri, portavoce delle milizie, ha "difeso" l'intervento americano. "Chi è contrario sostiene in un modo o nell'altro l'Isis", ha sottolineato precisando che "dal lancio dell'operazione militare a maggio sono morti 350 miliziani e altri 2.000 sono rimasti feriti". "Dobbiamo proteggere i nostri figli ed il popolo libico che sostiene questa operazione - ha affermato -. Daesh possiede armi sofisticate e per questo motivo dobbiamo chiedere aiuto a chi ha una tecnologia militare che sia in grado di colpire minuziosamente determinati obiettivi". Sui tempi dell'offensiva militare sia Sarraj, sia Ghasri non sono stati chiarissimi, mentre Peter Cook, portavoce del Pentagono, ha annunciato che continueranno fino a che saranno richiesti dal governo di unità libico. L'ultimo raid Usa in Libia in ordine di tempo avvenne a febbraio quando venne colpito un campo di addestramento a Sabrata (vicino alla Tunisia) dove si nascondeva Noureddine Chouchane, considerato la mente dei sanguinosi attacchi al museo del Bardo di Tunisi e al resort a Sousse.