L'Onu ha inoltre denunciato l'affiorare di nuove prove di fosse comuni, sullo sfruttamento sessuale di donne e bambine, torture e uccisioni, reclutamento di bambini e altre gravi violazioni da parte di miliziani dell'Isis in Iraq. L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Ra'ad Al Hussein ha esortato a un'azione immediata per garantire i diritti ed i bisogni delle vittime, assicurare la giustizia e riferire la situazione in Iraq alla Corte penale internazionale. L'Onu anche evocato "dettagli emersi" sull'uso di armi chimiche da parte dei miliziani dell'Isis in Iraq e notizie sullo stoccaggio a Mosul di "grandi quantità" di ammoniaca e zolfo poste in zone dove sono presenti civili. Mentre le truppe Irachene entrano a Mosul, i bambini e le famiglie che hanno già sofferto per due anni la fame e la paura, continuano a restare intrappolati tra le linee del fronte e a essere costretti a fuggire in cerca di protezione. Lo afferma l'Unicef.
"Si stima che a Mosul vivano ancora 600.000 bambini sotto assedio - dichiara Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia- un numero che si somma ai 14.000 che sono fuggiti dalle loro case per cercare rifugio nei campi di accoglienza. Questi bambini arrivano in condizioni terribili: hanno bisogno non solo di riparo, ma anche di assistenza psicologica a causa di tutti gli orrori che hanno subito in questi giorni di conflitto". Per Iacomini "è urgente che tutte le parti in conflitto proteggano i bambini intrappolati in città. Sono vittime innocenti che non possono continuare ancora a subire tutto questo".
Venti civili, tra cui diversi bambini, sarebbero stati uccisi e altri 30 feriti in un raid aereo della Coalizione internazionale a guida Usa mentre venivano tenuti come scudi umani in un edificio da miliziani dell'Isis durante l'offensiva delle forze lealiste su Mosul. E' quanto afferma Mohammad al Jubury, membro del Consiglio provinciale di Ninive, di cui Mosul è capoluogo. Secondo Al Jubury, l'episodio risalirebbe ai giorni scorsi nel villaggio di Safina, vicino alla città di Shura, 35 chilometri a sud di Mosul, durante l'avanzata delle truppe di Baghdad.
Le milizie curde irachene hanno sferrato un'offensiva per cercare di strappare all'Isis la città di Bashiqa, 13 chilometri a nord-est della periferia di Mosul, nell'ambito dell'offensiva lealista per riconquistare la 'capitale' dello Stato islamico in Iraq. La televisione curda Rudaw ha detto che i Peshmerga sono entrati in alcuni quartieri di Bashiqa, dove attualmente sono in corso combattimenti con il sostegno dei bombardamenti della Coalizione internazionale a guida Usa. Nella cittadina, secondo i comandanti curdi, non ci sono più civili ma soltanto poche decine di jihadisti che cercano di resistere in tutti i modi. Cinque kamikaze si sono fatti esplodere a bordo di autobomba nei pressi delle posizioni curde, senza provocare vittime. Nei pressi di Bashiqa sorge un campo di miliziani sunniti anti-Isis che da oltre un anno sono addestrati da militari turchi.
Intanto l'Isis ha appiccato il fuoco a 19 campi petroliferi, sprigionando una vasta nube tossica sopra Mosul e altre città irachene vicine. Lo riportano i media locali.
Almeno tre raid aerei della Coalizione anti-Isis a guida Usa sono stati eseguiti nelle ultime ore su Raqqa, roccaforte jihadista nel nord della Siria, all'indomani dell'annuncio delle forze curdo-siriane sostenute dagli Stati Uniti di voler cominciare l'offensiva per "liberare" la città. Lo riferiscono attivisti del gruppo 'Raqqa è massacrata in silenzio' (Rbss) che hanno contatti con loro colleghi nella città. Non si hanno notizie di vittime tra miliziani jihadisti e civili.
Circa 100 cadaveri decapitati sono stati trovati dalle forze governative irachene in una fossa comune nella città di Hammam Alil, 20 chilometri a sud di Mosul, strappata nei giorni scorsi al controllo dell'Isis. La cellula per l'informazione sulla guerra dell'esercito ha precisato che i corpi sono stati scoperti in una fossa scavata nel campus dell'istito di Agricoltura della città. Indagini sono in corso per identificare gli uccisi, probabilmente vittime di una esecuzione di massa.