Il trattato di libero scambio fra Europa e Stati Uniti? Alde favorevole, M5s contrario. L'euro? Per i liberali praticamente un dogma, per i 5 stelle una iattura da cui l'Italia farebbe meglio a uscire, o quantomeno interpellare i suoi cittadini al riguardo. Visioni opposte anche su Putin e Trump, sul federalismo e l'integrazione europea, e approccio quanto meno diverso nel mettere in discussione l'austerità finanziaria di stampo germanico. E' lungo l'elenco delle divergenze politiche tra gli eurodeputati liberali e quelli M5s, candidati ora a un possibile matrimonio politico nell'aula parlamentare di Strasburgo.
A guidare il gruppo dell'Alleanza dei democratici e dei liberali per l'Europa, l'Alde appunto, è Guy Verhofstadt, 63 anni, premier belga dal 1999 al 2008 e dall'anno successivo capogruppo al Parlamento europeo. Un politico di lungo corso, saldamente inserito nell'establishment dell'Ue: ancora pochi giorni fa era a un pranzo di lavoro con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Un uomo con conoscenze e contatti nella capitale d'Europa. Criticato in passato dal M5s: in un post del 30 luglio 2015 sul blog di Beppe Grillo è stato definito "impresentabile" e incarnazione "dell'euroStatocentrismo". In questi giorni Verhofstadt sta giocando la sua partita personale per farsi eleggere presidente del Parlamento europeo.
I voti 5 stelle potrebbero fargli comodo, anche se da soli non sarebbero sufficienti, visto che nella competizione parte svantaggiato in terza posizione dietro il popolare Antonio Tajani e il socialista Gianni Pittella. Verhofstadt ha presentato la sua candidatura come orientata a un'Europa con più investimenti e meno austerità e almeno questo sembra essere un punto di contatto con i 5 stelle, anche se non è riuscito a convincere i socialisti a votarlo.
Negli anni scorsi, peraltro, il gruppo non ha avuto certo il profilo dell'anti-Merkel sul tema austerità, sostenuto tra gli altri dalla Scelta Civica di Mario Monti. In precedenza, aveva goduto dell'appoggio della Margherita di Rutelli, di Romano Prodi e di parte del Pd, prima che quest'ultimo approdasse definitivamente al Partito socialista europeo.
I liberali sono una forza ben rappresentata anche nella Commissione europea, dove esprimono cinque commissari tra cui due di particolare peso, quello al commercio, Cecilia Malmstrom e quello alla concorrenza, Margrethe Vestager. In parlamento sono la quarta forza, con 68 deputati. Con i 17 di Grillo diventerebbero il terzo polo, dietro popolari e socialisti.