Ucciso brutalmente per una banconota da 20 dollari contraffatta, George Floyd è diventato il simbolo della lotta contro il razzismo e la violenza della polizia Usa nei confronti degli afroamericani. La sua morte ha infatti scioccato gli Stati Uniti nel mezzo della pandemia, portando alla ribalta ancora una volta l'irrisolto problema dell'eccesso di violenza da parte della polizia soprattutto verso le minoranze, con l'accusa frequente di razzismo.
Il video della morte di Floyd, a terra per 8 minuti e 46 secondi con il ginocchio dell'agente Derek Chauvin sul collo fino a soffocarlo nonostante le disperate parole 'Please, I can't breath', ha risvegliato la coscienza degli americani e spinto milioni di persone negli Stati Uniti e nel mondo a scendere in piazza per settimane per dire basta al razzismo accanto al movimento Black Lives Matter, di cui 'Big Floyd' è divenuto una vera e propria icona.
Il processo è uno dei casi di più alto profilo contro la polizia violenta dal 1991, ovvero da quando l'afroamericano Rodney King fu brutalmente picchiato da quattro agenti a Los Angeles. Da allora diversi afroamericani sono morti nelle mani della polizia e gli agenti responsabili l'hanno per lo più fatta franca, come nei casi di Eric Garner, Breonna Taylor e Daniel Prude. Ora è la volta di Chauvin, ex veterano del dipartimento
di polizia di Minneapolis. Il timore è che, anche in questo caso, non arriverà la giustizia auspicata, innescando una nuova
ondata di proteste violente. Proprio per questo Minneapolis si presenta blindata all'avvio del processo, consapevole di avere
addosso gli occhi di tutta l'America. Mentre prende il via il processo, a George Floyd Square - così come è stato chiamato l'incrocio dove è
morto Floyd - continua il pellegrinaggio iniziato dieci mesi fa, in quel 25 maggio del 2020 in cui l'afroamericano è stato
ucciso.