BRUXELLES, 25 LUG - La Commissione europea non va in vacanza e mette in piedi un "gruppo di contatto permanente", una task force, per "garantire comunicazione costante" e "risposte operative" concrete da attivare secondo necessità, per sostenere l'Italia "nel periodo estivo". Perché "l'attuale situazione nel Mediterraneo centrale e l'intensità dei flussi continua a richiedere vigilanza costante", riconosce il presidente dell'esecutivo comunitario Jean Claude Juncker in una lettera al premier Paolo Gentiloni. Un documento arrivato all'indomani del richiamo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con cui sollecitava l'Europa ad una "discussione collegiale, seria e responsabile, senza spazio per battute estemporanee al limite della facezia". E un impegno per il quale Gentiloni "ringrazia Juncker e la Commissione" ma al quale chiede "corrisponda la "mobilitazione dei partner Ue a fianco dell'Italia", elemento più assente fino ad oggi.
Nel documento, sottoscritto anche dal vicepresidente vicario della Commissione Ue Frans Timmermans e dal commissario Ue alla Migrazione Dimitris Avramopoulos, si dettagliano, una dopo l'altra, una serie di azioni che Bruxelles è pronta a varare all'occorrenza. A partire dalla mobilitazione di fondi di emergenza aggiuntivi "fino a 100 milioni di euro per misure necessarie ad attuare la legge Minniti, ed in particolare ad accelerare il processo di asilo e di rimpatrio, e per assistere comunità e autorità locali che ospitano i migranti, e sostenere l'integrazione"; ma anche il dispiegamento "di 500 esperti dalle Guardie di frontiera Ue e fondi per coprire i costi di nuove operazioni" per assicurare procedure di rimpatrio più veloci; e tra le altre cose, l'invio di 40 tecnici dell'Ufficio europeo di supporto all'asilo, per facilitare e velocizzare l'esame delle richieste, in particolare, di assicurare una valutazione rapida di quelle che sono manifestamente infondate".
La 'task force' sarà guidata dal vicesegretario generale della Commissione Paraskevi Michou; da Simon Mordue vicedirettore generale Migrazione e asilo; e da Stefano Grassi, membro italiano del gabinetto del presidente Juncker.
Nella lettera Bruxelles fissa anche il proposito di "intensificare gli sforzi per raggiungere un accordo efficace col Bangladesh (seconda nazionalità per arrivi di migranti in Italia nei primi sei mesi del 2017) per accelerare le riammissioni dei migranti presenti irregolarmente" nel nostro Paese, "anche attraverso la proposta al Consiglio Ue di usare la leva dei visti". Ma la Commissione Ue si dice anche "pronta ad impegnarsi con i Paesi del Nordafrica, ed in particolare la Libia, per assicurare che venga "dato seguito" a quanto deciso alla riunione di Tunisi di ieri. Proprio in questo contesto si annuncia che il progetto da 46 milioni di euro preparato con l'Italia "per le misure di gestione delle frontiere e della migrazione in Libia sarà adottato dal Comitato operativo dal Trust Fund Ue già questa settimana".
"E' imperativo" però, ricorda Juncker, "che nei prossimi mesi siano fatti progressi nei negoziati per riformare il sistema comune europeo di asilo e il Regolamento di Dublino", perché "è solo con un sistema d'asilo comune che sarà possibile alleviare in modo strutturale la pressione sugli Stati più colpiti". Quanto alla solidarietà, la relazione che sarà presentata domani, evidenzierà che il ritmo dei ricollocamenti nell'ultimo mese è aumentato, e ad oggi sono stati 7.873 i richiedenti asilo trasferiti dall'Italia verso altri Stati membri. Ma su questo fronte non arriva però alcun segnale positivo da Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria. E visto che con domani saremo alla scadenza del mese concesso ai tre Paesi per i chiarimenti dalla prima fase della procedura di infrazione, il collegio dei commissari potrebbe decidere come andare avanti. Intanto però per domani sono attesi anche il parere dell'avvocato generale della Corte Ue sul ricorso di Slovacchia e Ungheria contro i ricollocamenti e la sentenza sull'applicazione del regolamento di Dublino, in caso di ondate migratorie eccezionali, come il milione di richiedenti asilo, arrivato nel 2015, attraverso la rotta dei Balcani.