"L'atteggiamento della Santa Sede è quello di una neutralità positiva, non è l'atteggiamento di chi si mette alla finestra a guardare che cosa succede quasi indifferente. È l'atteggiamento di chi cerca di essere sopra le parti per superare la conflittualità". Lo ha detto il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, al Tg2000 commentando la situazione politica e sociale del Venezuela. "Sono le parti che a questo punto devono muoversi, come del resto è successo quando la Santa Sede accettò di diventare parte del dialogo", ha aggiunto. "Resta quello che ha detto il Papa - ha ribadito il card. Parolin - durante la conferenza stampa sull'aereo di ritorno dagli Emirati Arabi": "Ci deve essere la volontà delle parti. Il nostro impegno, come ha detto il Papa, è sempre quello di cercare soluzioni pacifiche e istituzionali della crisi in atto".
Anche Juan Guaidò, dopo Nicolas Maduro, si è appellato al Papa per una mediazione di peso sulla crisi in Venezuela. Mentre in Uruguay il gruppo di contatto dell'Ue si è riunito per la prima volta, insieme con alcuni paesi latinoamericani, per verificare l'esistenza di spiragli. Il leader dell'opposizione venezuelana sta insistendo anche con l'Italia perché si schieri dalla sua parte insieme con gli altri paesi europei, ed ha inviato una sua delegazione a Roma: per spiegare che la costituzione gli dà ragione e che l'attuale "vuoto di potere" gli impone di assumere la presidenza pro-tempore fino a nuove elezioni "trasparenti e libere". Nella guerra di posizione tra i due schieramenti a Caracas, l'appoggio del Papa può essere decisivo per le sorti di un paese fortemente cattolico. Ci ha provato prima il presidente dimezzato Maduro, con un appello a facilitare un generico dialogo, verosimilmente per prendere tempo. Adesso è il turno di Guaidò, che a Bergoglio ha chiesto una mano per porre "fine dell'usurpazione, per un governo di transizione", che conduca a "elezioni veramente libere in Venezuela, al più presto". La Santa Sede ha risposto che sta verificando se esistano le condizioni per una mediazione, che al momento tuttavia non sembrano esserci.
Montevideo,'al più presto elezioni e aiuti' - Elezioni presidenziali credibili al più presto, ingresso nel Paese degli aiuti umanitari dall'estero e stop alla repressione e alle violazioni dei diritti umani. E' quanto si legge nella dichiarazione finale diffusa al termine della conferenza internazionale sul Venezuela a Montevideo. Il documento è stato letto dal ministro degli Esteri uruguayano, Rodolfo Nin Novoa, e dall'Alto rappresentante Ue per gli Esteri, Federica Mogherini, in una conferenza stampa al termine della riunione. Il testo ufficiale della dichiarazione contrasta fortemente con una versione precedente - diffusa dai media locali mentre la riunione era ancora in corso - nella quale non si faceva cenno né alle elezioni presidenziali né all'assistenza umanitaria. Questi due punti, così come i riferimenti alle violazioni dei diritti umani, erano fra le esigenze formulate da Juan Guaidò, il presidente del Parlamento venezuelano che ha assunto i poteri dell'Esecutivo, per accettare qualsiasi mediazione internazionale. Solo la Bolivia - l'unico paese apertamente schierato con il governo di Maduro nella riunione di Montevideo - non ha firmato la dichiarazione. Mogherini ha spiegato che la delegazione boliviana non ha voluto bloccare il consenso o abbandonare il gruppo, e ha preferito segnare il suo dissenso astenendosi dalla firma.
Nella sua riunione di Montevideo, il Gruppo di Contatto per il Venezuela ha deciso che intende promuovere un'azione internazionale comune per arrivare ad "una soluzione della crisi politica, democratica e controllata dai venezuelani, che escluda l'uso della forza, attraverso elezioni presidenziali libere, trasparenti e credibili in accordo con la Costituzione venezuelana". Così indica la dichiarazione comune diffusa al termine della riunione nella capitale uruguayana, che definisce "cruciale" che in Venezuela si "ristabilisca la democrazia in tutte le sue dimensioni, includendo lo Stato di diritto, la separazione dei poteri" e il riconoscimento delle facoltà delle diverse istituzioni, "e in particolare dell'Assemblea Nazionale, eletta democraticamente".