ROMA - In Libia è urgente un cessate il fuoco, perché l'alternativa è semplicemente "orribile". L'allarme viene lanciato ai Med Dialogues dall'inviato speciale dell'Onu per la Libia, Ghassan Salamé, per il quale se non si interrompe il conflitto, è verosimile "un grande movimento migratorio di popolazioni, ci saranno masse di sfollati che ricadranno in tutti i Paesi vicini". Un allarme raccolto dal premier Giuseppe Conte, che conferma il deciso sostegno italiano all'Onu, e ricorda che "non serve fare i primi della classe", in riferimento ai troppi che pensano di fare da soli nel drammatico conflitto, sperando in qualche tornaconto politico ed economico. "L'Italia è credibile, è in prima linea" ha sottolineato il premier con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ha definito la Libia "una priorità anche per il 2020". La crisi libica, dunque, ha dominato anche la terza ed ultima giornata dei Med Dialogues di Roma. Innanzitutto per le dure parole di Salamé e del ministro degli Esteri del governo di accordo nazionale, Mohamed Taher Siala. Per il primo, "nel sistema internazionale ci sono profonde divisioni che hanno impedito al Consiglio di Sicurezza Onu di chiedere un cessate il fuoco. E dall'inizio di questa guerra, il livello di interferenze esterne in Libia è aumentato in modi diversi". Siala se l'è presa apertamente con la Francia: "Ha avuto colonie a sud della Libia, per la Francia la Libia è strategica e sono presenti nella produzione di petrolio