Quasi vinta la battaglia interna contro il virus, la Cina ora dichiara guerra al contagio di ritorno, dedicando un intero ospedale alla nuova priorità. Sono 600, tra medici e infermieri, gli operatori sanitari che Pechino ha deciso di distaccare allo Xiaotangshan Hospital per la guerra al Covid-19 importato.
La struttura, costruita per far fronte alla Sars del 2003, è stata sottoposta a ristrutturazione già da fine gennaio contro la temuta ondata del coronavirus che, invece, nella capitale ha causato finora poco più di 400 infezioni e meno di 10 morti.
Adesso lo Xiaotangshan Hospital è uno dei posti designati al servizio degli esami clinici sui visitatori arrivati dall'estero, stranieri e cinesi, che al Capital Airport abbiano manifestato "parametri anomali". Gli oltre 1.000 letti disponibili sono per la cura dei contagi lievi o per la quarantena di casi sospetti.
Situato a Changping, nella parte nord di Pechino, è dotato di laboratori di ispezione, disinfezione, protezione e di altro genere, naturalmente all'avanguardia, riporta il Beijing Daily, il quotidiano del Partito comunista locale. Lo scopo è contenere il contagio di ritorno mentre per il secondo giorno di fila, Wuhan, focolaio dell'epidemia che è diventata poi pandemia globale, ha registrato l'unica nuova infezione interna in tutto il Paese, in base al bollettino della Commissione sanitaria nazionale aggiornato a martedì 17.
Il tasso di guarigione è salito ancora, fino all'86%.