Dopo il contagio, chiedono perdono: i membri della chiesa evangelica di Mulhouse, nell'est della Francia, radunati in 2.000 l'ultima settimana di febbraio in quello che in pochi giorni sarebbe diventato il più grave focolaio francese, fanno ammenda. Il loro pastore, Thiebault Geyer, si pente pubblicamente: "Chiedo perdono".
Il raduno, al quale si calcola possano essere state contagiate fra le 500 e le 800 persone, è stata una delle principali porte di ingresso del coronavirus in Francia. I fedeli della chiesa, che per una tragica ironia si chiama 'La Porta aperta', hanno fatto ritorno nelle proprie case propagando il contagio in tutto il Paese, persino in Guyana. E Mulhouse è diventato uno dei principali focolai: "Abbiamo annullato tutti i nostri eventi programmati - ha fatto ammenda padre Geyer intervistato da Bfm Tv - i nostri riti continuano tramite web".
"Quando ho sentito parlare del coronavirus - dice in un video pubblicato on line - e quando vedevo tutti i media che ne parlavano ogni giorno, sono stato superficiale, ho parlato di statistiche... chiedo perdono". Il pastore, che non è fra i contagiati, si giustifica così: "Quel mio messaggio risale a quando il virus non era in Francia, se ne parlava perché era in Cina, e io sono stato superficiale".
Tra i fedeli, un medico, Jonathan Peterschmitt, contagiato, si augura di guarire presto per poter "aiutare altri pazienti". Un altro pastore ha diffuso su una tv commerciale della chiesa evangelica un appello a rispettare le regole del confinamento: "Questa malattia - raccomanda ai fedeli - è davvero grave, prendetela molto sul serio, rispettate le misure di protezione, ve lo chiedo con tutto il cuore".