"Siamo in guerra, e in una guerra la cosa più importante è salvare vite": è la posizione del governatore della provincia di Santa Fe sull'emergenza coronavirus in Argentina e sulla necessità di adottare misure eccezionali. Una di esse, ritiene Omar Perotti sintetizzando il pensiero di nove colleghi di altre province, è che il presidente decreti, ed il Parlamento approvi, uno stato d'assedio.
Una proposta di questo genere, a 48 ore dal 44mo anniversario del golpe realizzato il 24 marzo 1976 dal generale Jorge Rafael Videla, che significò sette anni di dittatura e fino a 30.000 'desaparecidos', ha suscitato commozione ed un vivo dibattito.
L'idea di una sospensione dei diritti costituzionali e del ritorno dei militari nelle strade delle città argentine che produrrebbe la dichiarazione di stato d'assedio è fortemente avversata dall'opinione pubblica.
Va detto che dal 20 marzo, e fino a fine mese, il governo ha disposto una quarantena obbligatoria che è stata ben accolta a Buenos Aires. Nelle province, però, lo scenario è meno positivo: la gente tende a non rispettarla, e la chiusura di molti esercizi commerciali accentua rapidamente una latente crisi economica.
La ministra della Sicurezza, Sabina Frederic, in una intervista ha ammesso che questa misura "è fra le possibilità".
Ma il presidente Alberto Fernández ha subito stoppato il dibattito. Uno stato d'assedio, ha assicurato, "non è qualcosa di possibile, né di vicino". Ed ha concluso: "Non voglio allarmare ulteriormente la gente", né "dare ad essa altre angustie".