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Libia, autoproclama di Haftar. Il no di Onu, Mosca e Roma

Ieri il generale si era dichiarato leader dell'intero Paese con mandato popolare

Nel prendere atto delle recenti dichiarazioni del generale Haftar, l'Italia riafferma il suo pieno sostegno e riconoscimento alle Istituzioni libiche legittime riconosciute dalla Comunità internazionale: Consiglio presidenziale, governo di accordo nazionale, Camera dei rappresentanti e Alto Consiglio di Stato libico (Hsc, sorta di Senato insediato a Tripoli). L'Italia sottolinea che ogni decisione sul futuro della Libia va presa in via consensuale e democratica nel solco dell'Accordo politico libico di Skhirat (l'intesa firmata in Marocco nel dicembre 2015 che avrebbe dovuto mettere fine alla guerra nel Paese) e del percorso di stabilizzazione condotto dall'Onu nell'ambito del Processo di Berlino. In tale contesto, l'Italia rinnova l'invito alle parti ad aderire ad una tregua durante il mese del Ramadan e a lavorare costruttivamente per il raggiungimento di un cessate-il-fuoco duraturo.

"Le dichiarazioni di Khalifa Haftar, che rappresentano un colpo di Stato contro la via democratica, non sono nuove ma sono una prosecuzione dei suoi falliti putsch e servono a coprire le sue ripetute sconfitte": ha quindi affermato l'Alto Consiglio di Stato libico.

L'Unione europea ha espresso preoccupazione con le parole di Peter Stano, portavoce dell'Alto rappresentante dell'Ue Josep Borrell: "Chiediamo da tempo agli attori di fermare i combattimenti e avviare un processo politico. In particolare, le ultime dichiarazioni del generale Khalifa Haftar e ogni tentativo a spingere verso soluzioni unilaterali, anche con la forza, non porteranno mai a una soluzione sostenibile per il Paese e non possono essere accettati".

Bocciatura anche da Mosca. "Non abbiamo approvato - ha detto il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov - la recente dichiarazione di Sarraj, che si è rifiutato di parlare con il maresciallo Haftar, e non approviamo la dichiarazione secondo cui ora il maresciallo Haftar deciderà da solo come debba vivere il popolo libico". Lavrov ha poi detto di non ritenere che la Russia abbia influenza su Haftar: "Non direi che la Russia abbia qualche leva. Abbiamo contatti con tutte le parti del conflitto libico senza eccezioni". Lavrov ha quindi sollecitato le Nazioni Unite a nominare al più presto un nuovo rappresentante speciale per la Libia, dopo le dimissioni di Ghassan Salamè.

La missione di sostegno in Libia dell'Onu (Unsmil) ha fatto sapere che il capo ad interim Stephanie Williams ha avuto un colloquio telefonico con il presidente Fayez al-Sarraj, ribadendo che l'Accordo politico e le Istituzioni da questo scaturite rappresentano l'unico quadro di governance internazionalmente riconosciuto e che il cambiamento politico in Libia dovrà avvenire con mezzi democratici.

Ieri, attraverso la tv al-Hadath, Haftar si era autoproclamato leader della Libia, affermando di aver ricevuto un "mandato popolare" per governare il Paese, dichiarando morto e sepolto l'accordo di Skhirat del 2015, che creava il governo di accordo nazionale, e promettendo di continuare a combattere per ottenere il controllo di Tripoli. Non è chiaro se il Parlamento di Tobruk, uno dei firmatari dell'accordo, abbia avallato l'annuncio di Haftar, né quale sarà a questo punto il suo ruolo.

 

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