Primo effetto sul governo di Boris Johnson per il caso di Dominic Cummings, architetto della Brexit e potente consigliere capo del premier conservatore britannico, accusato di aver violato le restrizioni del lockdown imposte dal coronavirus. Douglas Ross, sottosegretario al ministero per la Scozia, si è dimesso per protesta contro le sue mancate dimissioni, sostenendo che la maggioranza del Paese non accetta l'autodifesa di Cummings e l'interpretazione delle regole con cui l'eminenza grigia di Downing Street si è giustificato.
Secondo la spiegazione data ieri da Cummings - e accettata da Johnson - la decisione di trasferirsi a fine marzo con la moglie e il figlio di 4 anni da Londra a Durham, a quasi 500 chilometri di distanza, nel pieno del lockdown, per isolarsi in una proprietà di famiglia con i sintomi del coronavirus, sarebbe stata "legale e ragionevole" poiché motivata da uno stato di necessità familiare. Ma Ross nella lettera aperta di dimissioni afferma che questa interpretazione "non è condivisa da una vasta maggioranza di persone" nel Regno.
Il sottosegretario dimissionario, 37enne esponente dei Tory scozzesi, si richiama al rispetto scrupoloso delle restrizioni del lockdown di tanta gente comune e cita l'esempio di elettori del suo collegio. "Io conosco elettori - scrive - che non hanno potuto dire addio a dei loro cari, famiglie che non hanno potuto piangere insieme, persone che non hanno visitato familiari malati per seguire le linee guida del governo. Non posso in buona fede dir loro che essi hanno tutti sbagliato e che un consigliere senior del governo ha avuto ragione".