Yulia Navalnaya non è solo la moglie del rivale numero uno di Putin, Alexey Navalny. Negli ultimi tempi è diventata un punto di riferimento dell'opposizione russa e c'è già chi pensa che in futuro possa essere proprio lei a prendere il posto del marito, che rischia di restare rinchiuso in carcere a lungo.
"Il suo ruolo è certamente cambiato. Ha carisma e fascino, è una persona creativa e coraggiosa e può facilmente sostituire suo marito se necessario", spiegava un paio di settimane fa l'esperto di politica russa Konstantin Kalachev all'Afp. Al momento non ci sono segnali certi che Yulia voglia seguire le orme di Svetlana Tikhanovskaya, che la scorsa estate ha sfidato il regime bielorusso e si è candidata alle presidenziali al posto del marito finito in galera. Ma di certo anche il Cremlino ha iniziato a temere Navalnaya e tenerla d'occhio.
La polizia russa l'ha arrestata durante le proteste del 23 gennaio e si è ripetuta ieri, quando alcuni agenti in assetto antisommossa hanno fermato la dissidente e l'hanno caricata su un furgoncino scuro impedendole di raggiungere assieme agli altri dimostranti il carcere di Mosca in cui è detenuto Alexey.
Laureata in Relazioni internazionali, ex funzionaria di banca, Yulia ha 44 anni, di cui più di venti trascorsi al fianco di Navalny, con cui ha due figli. Ha quindi vissuto in prima persona tutti i guai attraverso i quali è passato l'oppositore nella sua carriera: dalle aggressioni fisiche alle grane giudiziarie, agli arresti ritenuti di matrice politica. La ribalta mondiale è però arrivata solo con l'avvelenamento del marito ad agosto.
Era lei che, nascondendo l'emozione dietro un paio di occhiali scuri, informava i giornalisti sulle condizioni di salute dell'oppositore; è stata lei a mettere in dubbio le conclusioni dei medici di Omsk che, forse sotto la pressione delle autorità, escludevano che Navalny fosse stato avvelenato; ed è stata sempre lei a scrivere a Putin chiedendo, e alla fine ottenendo, di trasferire suo marito in un ospedale di Berlino.
Quando lui si è risvegliato dal coma, le prime parole pubbliche sono state per la moglie: "Yulia, mi hai salvato", ha scritto su Instagram. La Navalnaya è stata accanto al marito durante la lunga convalescenza in Germania e soprattutto quando Navalny è tornato in Russia, pur sapendo che ad aspettarlo c'erano un paio di manette. Il bacio che i due si sono scambiati in aeroporto a Mosca prima che il dissidente fosse costretto a seguire gli agenti che lo arrestavano è già un simbolo della resistenza alla repressione nella Russia di Putin. Entrerà in politica e si candiderà alle elezioni parlamentari di settembre? Non si sa ancora. Nel dubbio, i media filo-Cremlino hanno già iniziato a dipingerla come "un progetto" dell'Occidente per interferire negli affari interni russi. Che poi è la stessa etichetta che il governo di Mosca cerca di appiccicare addosso a Navalny, naturalmente senza prove.