(ANSA) - WASHINGTON, 25 LUG - Era noto come 'The Dating Game Killer', per aver partecipato negli anni '70 alla nota trasmissione televisiva del gioco delle coppie.
All'epoca nessuno immaginava che Rodney Alcala, fotografo californiano brillante e di bell'aspetto, fosse in realtà un mostro, forse il serial killer più sanguinario della storia americana.
Un feroce
assassino che, secondo gli investigatori, potrebbe aver
torturato ed ucciso almeno 130 persone ai quattro angoli del
Paese. Ora, dopo aver terrorizzato l'America, vecchio e malato è
morto a 77 anni per cause naturali, prima che il boia potesse
giustiziarlo.
Alcala era infatti in attesa che la sua pena capitale fosse
eseguita, anche se per le condizioni di salute da tempo non si
trovava più nel braccio della morte del penitenziario
californiano di San Quintino, ma in quello di Corcoran, prima di
essere ricoverato nelle ultime settimane nell'ospedale di San
Joaquin Valley. Negli ultimi anni Rodney ha evitato l'iniezione
letale solo grazie alla moratoria sulle esecuzioni voluta in
California dal governatore democratico Gavin Newsom, ancora oggi
in vigore. Nello Stato la pena di morte è stata reintrodotta nel
1978, ma di fatto nessuna esecuzione fu eseguita fino al 1992.
La condanna a morte di Alcala si riferisce agli assassinii di
sette donne, tra cui una bambina di 12 anni, avvenuti tra la
California e New York. Tutti omicidi compiuti tra il 1971 e il
1979. Ma gli investigatori da sempre sospettano che il numero
delle vittime di Alcala sia infinitamente più alto, tale da far
impallidire il tragico bilancio di quel Ted Bundy finito sulla
sedia elettrica nel 1989 per aver eliminato almeno 30 donne con
i cui cadaveri amava accoppiarsi.
Dietro ad Alcala potrebbero esserci decine e decine di cold
case mai risolti da Los Angeles a Seattle, dall'Arizona al New
Hampshire, tante vittime quante sono le persone scomparse e
ritratte nelle oltre mille fotografie di donne e adolescenti,
spesso in pose sessualmente esplicite, rinvenute nella sua
abitazione. Adescava le ragazze proprio con la scusa di
realizzare un servizio fotografico, poi le aggrediva con un
martello e, dopo averne abusato, le uccideva soffocandole
lentamente e provocando loro una lunga agonia, come hanno
raccontato alcune donne miracolosamente sopravvissute.
"Andava in giro a caccia di persone per ucciderle e lo faceva
solo per il gusto di farlo", raccontano gli investigatori. Ma
non si era mai pentito, pur avendo riconosciuto la sua
colpevolezza per i casi lo hanno portato nel braccio della
morte. Anzi, durante gli interrogatori assumeva sempre un
atteggiamento di sfida nei confronti degli investigatori. Ora se
ne è andato da uomo solo e senza alcuna pietà o perdono mostrato
da alcune delle sue vittime miracolosamente scampate al
massacro. (ANSA).