Ventiquattr'ore per certificare un'unità non scontata e non offrire allo zar la sponda di un'Europa spaccata. Una raffica di sanzioni anti-russe fa da fil rouge alle prime reazioni di Usa, Gran Bretagna e Ue alla sfida lanciata da Vladimir Putin nella crisi ucraina. E se per Washington e Londra l'adozione di misure severe era annunciata, non lo era affatto per un'Unione divisa tra chi fino a poche ore prima professava la linea della prudenza e quanti, come i Paesi Baltici, chiedevano invece fermezza da subito. Alla fine, nella riunione informale dei ministri degli Esteri convocata a Parigi, l'Ue ha trovato un punto di equilibrio adottando un pacchetto di sanzioni corpose ma che non toccano Putin in persona. Appigliandosi alla risposta più forte arrivata finora dal Vecchio continente nei confronti di Mosca: lo stop al Nord Stream 2 annunciato da Berlino. E' stata proprio la decisione del cancelliere Olaf Scholz a fare da apripista alla compattezza europea. A metà mattinata il capo del governo tedesco ha annunciato "sanzioni massicce e robuste" e ordinato l'interruzione del processo di revisione del gasdotto da parte dell'autorità di regolamentazione tedesca.
La mossa non è passata inosservata nelle cancelliere europee perché arrivata da uno dei Paesi che - assieme a Francia e Italia - più si era speso per la linea del dialogo con Mosca. Di prima mattina la riunione dei 27 ambasciatori Ue (Coreper II) aveva già dato via libera a sanzioni contro un'ampia gamma di individui e entità coinvolte nell'annessione delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, oltre che allo stop agli scambi commerciali tra Ue e Donbass. Ma, a poco più di un'ora dall'intervento di Scholz, in una dichiarazione congiunta Ursula von der Leyen e Charles Michel hanno pubblicato una lista ben più corp osa di misure, incluse quelle contro le banche russe che hanno finanziato le operazioni nel Donbass e la limitazione all'accesso ai mercati Ue da parte di Mosca. Rispetto allo schema che Bruxelles mise in campo nel 2014 in occasione della crisi in Crimea, è un passo in più nella direzione di una reazione dura nei confronti del Cremlino.
Bombardamenti e propaganda, polveriera Donbass
"Questo è l'inizio di un'invasione russa in Ucraina". Joe Biden abbandona la cautela delle ore successive al riconoscimento del Donbass da parte di Vladimir Putin e si rivolge agli americani per spiegare che la guerra è a un passo, e può arrivare "fino a Kiev". L'allarme è condiviso dalla Nato, secondo cui la Russia "è ormai passata all'azione militare". Tuttavia la risposta dello zar, ancora una volta, tiene tutti sulla corda: da una parte ha messo in stand-by le sue truppe, dall'altra ha lanciato una nuova sfida, riconoscendo ai separatisti la sovranità "su tutta la regione" di Lugansk e Donetsk. Per Kiev le intenzioni sono chiarissime: "Resuscitare l'Urss", ha avvertito Volodimyr Zelensky, che ha promesso una difesa strenua all'integrità del suo Paese. La svolta drammatica impressa da Putin alla crisi ucraina è motivo di estrema preoccupazione alla Casa Bianca.
Ucraina, Biden: 'Ulteriore dispiegamento truppe Usa in paesi baltici'
Biden, che come prima reazione si era limitato a denunciare una "violazione degli impegni internazionali" da parte di Mosca, si è rivolto alla nazione con toni più fermi. Le azioni nel Donbass equivalgono "all'inizio di un'invasione" e i russi potrebbero decidere di lanciare attacchi su larga scala contro varie città ucraine, "compresa la capitale Kiev", ha spiegato il presidente americano, annunciando una risposta su due fronti. Da una parte, sanzioni ben più dure rispetto a quelle per l'annessione della Crimea. E sul piano militare, con un "dispiegamento aggiuntivo" di truppe Usa nei Paesi Baltici membri della Nato, mentre Washington continuerà a "fornire armi difensive" a Kiev.
Ucraina, Biden: 'Cominciamo a imporre sanzioni in risposta all'invasione russa'
L'America ed i suoi alleati restano aperti alla diplomazia, ma "purché sia una diplomazia seria", ha avvertito Biden. Ad una diplomazia più seria da parte di Mosca non sembra però credere più Zelensky. Che dopo aver assorbito lo strappo di Putin sulle repubbliche ribelli, si è rivolto alla nazione con toni accorati. Le autorità russe vogliono "resuscitare l'Urss", ha avvertito Zelensky, con un riferimento alla politica imperialista condotta da Putin in Cecenia e Georgia, fino alla Crimea. Quindi, ha rinnovato i suoi appelli all'Occidente ad un "chiaro sostegno", ma allo stesso tempo ha assicurato che l'Ucraina è "pronta a difendersi", perché "non abbiamo paura della Russia".
Quanto a Putin, ha continuato a mostrare i muscoli. All'indomani del discorso fiume in cui ha scomodato persino Lenin per liquidare l'entità statuale Ucraina come un artificio dell'Urss, il presidente russo ha ripetuto il suo mantra: Kiev è una "minaccia strategica" per la sua ambizione di dotarsi di armi nucleari tattiche e l'obiettivo deve essere quindi la sua "smilitarizzazione". "La soluzione migliore", ha aggiunto tra il paternalista ed il minaccioso, sarebbe che l'Ucraina "rinunciasse spontaneamente all'ambizione di aderire alla Nato". Quanto alle prossime mosse nel Donbass, Putin non si è sbilanciato. "L'ingresso dell'esercito russo dipenderà dalla situazione sul terreno", ha spiegato rimanendo volutamente ambiguo, ma nel frattempo si è fatto autorizzare dal Senato l'invio delle cosiddette truppe di "peacekeeping". Ma è soprattutto sul piano politico che lo zar ha sferrato un nuovo colpo che può portare ad un'ulteriore escalation militare: il riconoscimento della sovranità dei separatisti "sull'insieme delle regioni" di Lugansk e Donetsk, e non soltanto sulla porzione di territorio in loro controllo. Vale a dire anche sulle zone in cui sono presenti le truppe ucraine, che Kiev ha assicurato non si ritireranno. A dispetto di venti di guerra sempre più forti (i russi hanno anche deciso di evacuare il personale diplomatico dall'Ucraina), le cancellerie continuano a cercare spiragli di dialogo.
Ucraina, Putin: 'Kiev dovrebbe abbandonare le sue ambizioni di adesione alla Nato'
Intanto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato al Parlamento di Kiev che intende richiamare nell'esercito i riservisti per un periodo straordinario di fronte alla minaccia dell'invasione russa, escludendo tuttavia una mobilitazione generalizzata della popolazione. Il segretario di stato americano Antony Blinken ha fatto sapere che gli Stati Uniti aumenteranno "le sanzioni se la Russia continua l'escalation con le sue mosse contro l'Ucraina" e ha ribadito che Usa e alleati sono uniti di fronte all'aggressione di Mosca. Blinken ha anche annullato l'incontro con il ministro degli esteri Serghiei Lavrov previsto per giovedi' che, ha ricordato, era subordinato al fatto che non ci fosse una invasione russa dell'Ucraina. "Ora non ha senso", ha detto. L'aggressione russa all'Ucraina, ha aggiunto è "la piu' grande minaccia alla sicurezza europea dalla seconda guerra mondiale".
Anche il Canada ha imposto una "serie di sanzioni" economiche contro la Russia. Lo ha annunciato il primo ministro Trudeau. Il premier canadese ha annunciato anche l'invio di piu' truppe nell'Europa orientale. Trudeau ha spiegato che sino a 460 militari saranno mandati in Lettonia e nella regione per rafforzare il fianco orientale della Nato.