La Russia è pronta a vietare l'esportazione di grano e zucchero per mantenere la stabilità del mercato interno. Lo ha annunciato - secondo quanto riporta l'Interfax - la vice premier Victoria Abramchenko su Telegram sottolineando di aver approvato "gli atti introdotti dal Ministero dell'Industria e del Commercio per vietare l'esportazione di zucchero bianco e grezzo dalla Federazione Russa fino al 31 agosto, così come quella di grano, segale, orzo e mais fino al prossimo 30 giugno". Il ministero dell'Agricoltura ha detto a Interfax che il divieto potrebbe scattare da domani.
Mercati e investitori stanno col fiato sospeso in attesa di vedere cosa succederà nei prossimi giorni in Russia, dove il Paese, alle prese con un'imminente scadenza di rimborso di titoli di stato, rischia a breve di finire a in default. L'appuntamento clou sarà mercoledì, quando per Mosca scadranno oltre 100 milioni di dollari di pagamenti per cedole di due bond russi: uno in scadenza nel 2023 e uno nel 2043. E dopo quelle del 16 altre due scadenze si avvicinano: quella del 31 marzo quando Mosca dovrà pagare altri 359 milioni di dollari su un bond al 2030 e il 4 aprile quando scade un'obbligazione da 2 miliardi di dollari.
Come conseguenza delle sanzioni internazionali, Mosca non può più accedere a gran parte delle riserve estere della Banca Centrale e non può finanziarsi sui mercati. Se dunque il governo russo tra due giorni non pagherà i creditori avrà poi a disposizione 30 giorni di tempo per provvedere a rientrare. Ma se non dovesse riuscire a pagare nemmeno dopo questo periodo cuscinetto, scatterebbe l'insolvenza formale.
Con un decreto dei giorni scorsi Mosca ha deciso che lo Stato potrà ripagare in rubli il debito verso i creditori dei Paesi ostili (tra cui figura anche l'Italia), ovvero quelli che hanno adottato sanzioni nei suoi confronti. In tal caso creditori verrebbero ripagati con la divisa locale presso la cassa di compensazione russa ma i soldi sarebbero a tutti gli effetti bloccati e non disponibili visto che le sanzioni non permetterebbero di cambiarli in dollari o in euro. E in aggiunta il crollo del rublo potrebbe far svalutare ancora di più quel denaro. Se dunque Putin decidesse effettivamente di ripagare in rubli i propri creditori sarebbe un 'default event' in grado di innescare una crisi finanziaria globale e fallimenti a catena fra istituzioni, aziende, investitori esposti. Le conseguenze, secondo gli analisti, sono imprevedibili per chi si ritroverà in mano una valuta in caduta libera che non può cambiare in dollari o in euro, e che ulteriori sanzioni minacciano di ridurre a 'carta straccia'.
Per molti osservatori la possibilità di un default di Mosca a questo punto è molto probabile e potrebbe esser decretata ufficialmente già intorno alla metà di aprile.
A rischio per la Russia ci sono attualmente circa 310 miliardi di dollari di debiti verso l'estero delle aziende, 75 miliardi di passivo delle banche e 67 miliardi di bond governativi. A questi si applicano infatti le nuove regole ma c'è il potenziale che il problema si allarghi ad altre posizioni debitorie di Mosca, che ha debiti complessivi verso l'estero per poco meno di 500 miliardi.