"A proposito, mentre sono in cattività, vi lascio le mie foto di migliore qualità, mandatele a tutti i premi giornalistici e concorsi fotografici. Se vinco qualcosa, sarà molto bello dopo l'uscita".
Il messaggio di commiato di Dmytro Kozatsky, alias 'Orest', non poteva che essere accompagnato dalle ultime, apocalittiche immagini dall'acciaieria che per quasi tre mesi gli ha assicurato protezione contro gli assalti russi, insieme a centinaia di commilitoni. Perché questo ragazzo con la passione per la fotografia non ha mai smesso di raccontare attraverso il suo obiettivo le drammatiche condizioni delle persone barricate all'interno. "Bene, questo è tutto. Grazie dal rifugio di Azovstal, il luogo della mia morte e della mia vita", ha scritto nel suo ultimo post su Twitter il giovane combattente. Scorrere a ritroso il suo profilo è un viaggio negli oltre 80 giorni di assedio sotto le bombe di Mosca.
Scatti raccolti e resi disponibili anche con un link pubblico, perché nel momento di maggiore incertezza almeno queste testimonianze restino. Immagini terribili di volti sfigurati, feriti amputati e cure in condizioni estreme: una galleria dei dannati destinata a rimanere scolpita nella memoria della guerra, che gli è valso l'appellativo di 'occhio di Azovstal'.