Domenica di sangue in Nigeria, dove un attacco contro una chiesa cattolica ha provocato decine di morti, tra i quali donne e bambini. Il movente del massacro che si è compiuto nel sud ovest non è chiaro ma potrebbe ascriversi alle sanguinose tensioni interetniche e interreligiose fra popolazioni locali e i pastori nomadi islamici Fulani che attraversano il più popoloso Paese africano.
Come hanno riferito polizia e media locali citando testimoni, almeno cinque uomini armati hanno aperto il fuoco e lanciato ordigni contro i fedeli dentro la Chiesa di San Francesco a Owo, nello stato di Ondo, uccidendo diverse persone. In serata il bilancio di sangue era ancora incerto e oscillava tra le 20 e le 50 vittime, con un numero imprecisato di feriti anche molto gravi o segnalati come deceduti in ospedale. Un video che circola su internet mostra i corpi di alcune delle vittime riversi sul pavimento della chiesa in pozze di sangue. La diocesi di Ondo ha però smentito che siano stati rapiti sacerdoti o fedeli, come invece avevano segnalato testimoni in un primo momento. Il Vaticano ha fatto sapere che il Papa, informato dell'attacco alla chiesa perpetrato durante la celebrazione della Pentecoste, "prega per le vittime e per il Paese, dolorosamente colpiti in un momento di festa, e affida entrambi al Signore, perché invii il Suo Spirito a consolarli". "Ferma condanna" per questa "terribile strage bambini, donne e uomini innocenti", vittime di "una violenza inaudita", è stata formulata dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. L'Ondo, uno dei 36 Stati che compongono la Nigeria, è relativamente lontano dal nord in cui da 12 anni colpiscono gli estremisti islamici Boko Haram e, come ha ricordato il suo governatore, Oluwarotimi Akeredolu, la zona di Owo aveva "goduto di relativa pace nel corso degli anni".
L'attacco non è stato rivendicato, ma un'organizzazione locale che rappresenta gli interessi dell'etnia Yoruba ha puntato il dito contro i pastori Fulani. L'assalto alla chiesa di Saint Francis sarebbe diretto contro il governatore Akeredolu per il suo "rigoroso rispetto della legge sul pascolo aperto", ha sostenuto l'associazione Afenifere, aggiungendo che "i terroristi, per lo più stranieri fulani, dovrebbero essere catturati e uccisi". Una pista accreditata anche dal direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa (Acs), Alessandro Monteduro: "Se il banditismo in Nigeria alcuni decenni fa si avvaleva di archi e frecce, negli ultimi anni i Fulani si sono dotati di Ak47, diffusissimi nel Paese dopo la caduta di Gheddafi. L'assenza di un buon governo e la corruzione sta contribuendo a tutto questo".
Quella dei Fulani è una delle tante crisi che attanagliano la Nigeria la quale, oltre che dai Boko Haram, è terrorizzata anche da bande di saccheggiatori e rapitori nel nord-ovest e nel centro, mentre il sud-est è teatro di movimenti separatisti. In passato vi sono stati massacri con un numero anche maggiore di vittime in violenze tra Fulani e coltivatori stanziali. Il fenomeno è dovuto soprattutto alla scarsità di terra fertile creata dai cambiamenti climatici e dalla desertificazione della Nigeria settentrionale che stanno spingendo i bovari nomadi a trovare foraggio per il loro bestiame sempre più verso sud, devastando i campi degli agricoltori. Uno dei sacerdoti della St. Francis Catholic Church, padre Andrew Abayomi, ha lasciato intendere che la strage avrebbe potuto essere anche più grave riferendo che i terroristi hanno colpito mentre la funzione religiosa stava per finire: "Avevo persino chiesto alle persone di iniziare ad andarsene; è in quel momento che abbiamo iniziato a sentire gli spari provenire da diverse parti", ha raccontato dicendo di essersi salvato nascondendosi per 20 minuti.