Aveva 28 anni. Ma a differenza di tanti suoi coetanei usava poco i social. Pochi i dettagli e i post sul suo account Fb, dove compare solo come 'Ilya Elia', con il suo nome anticipato da quello in russo. Un dettaglio che testimonia la causa che aveva sposato, quella della Grande Madre Russia, al fianco dei soldati di Putin nella guerra in Ucraina. Elia Putzolu, il foreign figher italiano morto in battaglia nel Donetsk, non era arrivato da poco nel Donbass. Erano anni, dal 2019, che il giovane di origini sarde, che prima aveva fatto il barista a Milano, era al fianco dei filorussi nella regione. "Ha imparato la lingua e vissuto per oltre un anno con i miliziani di Donetsk condividendo mille difficoltà", con la voglia "di essere d'aiuto", racconta sui social Vittorio Nicola Rangeloni un free lance italiano nella regione che ha postato un lungo racconto, definendolo "un caro amico" con una storia "finita troppo presto nelle trincee non lontano da Donetsk". Pochi anche i dettagli sulla sua morte che secondo alcune ricostruzioni sarebbe avvenuta in seguito a ferite gravissime riportate sul campo di battaglia qualche giorno fa. La Farnesina, che ha confermato la notizia e l'identità del giovane, è ora al lavoro con il consolato italiano per cercare di riportare a casa il corpo di Elia, in contatto con i suoi familiari che hanno chiesto aiuto per il rientro della salma. Putzolu viveva da tempo a Taganrog, nei dintorni della città russa di Rostov, con una passione per quel Paese che alcuni ipotizzano essere legata ai racconti della nonna, di origini russe. Ed era vicino - anche da quanto riportano i suoi account sui social - a 'Fort Rus', una community che si definisce su Fb 'Pagina informativa e di sostegno alla resistenza dei popoli russi. Notizie e documenti sulla guerra dell'impero contro la Russia', lanciata nel 2014 e che oggi conta oltre 13 mila followers ma con poca attività e pochissimi post. Elia è la terza vittima italiana caduta mentre combatteva nel conflitto ucraino che vedrebbe, sui due fronti contrapposti, poco più di una quindicina di connazionali. Alla fine di marzo, a un mese dall'inizio della guerra, era arrivata la notizia della morte di Edy Ongaro, un 45enne veneto partito nel 2015, anche lui a fianco dei filorussi, ucciso da una bomba a mano. Meno di un mese fa, era il 20 settembre, ha invece perso la vita un altro foreign fighter italiano: Benjamin Giorgio Galli, il 27enne varesino che combatteva con la Legione Internazionale di difesa dell'Ucraina contro i russi. In Italia l'attività di foreign fighter è comunque vietata: una legge del 1995 punisce con la reclusione gli italiani che partecipano a conflitti armati in Paesi stranieri.