"Tutto quello che interessa a Kevin McCarthy è Kevin McCarthy". E' questa la battuta che circola nei corridoi di Capitol Hill sul nuovo speaker della Camera americana, eletto dopo un'estenuante ed umiliante maratona di 15 votazioni, con un momento di tensione alla fine della 14esima, che ha lacerato ancora di più un partito repubblicano già diviso e renderà assai diffiicile la gestione della House nei prossimi due anni.
Il californiano brizzolato, che il 26 gennaio compirà 58 anni, non si è mai scoraggiato ed ha ostentato ottimismo fino all'ultimo, tranne un momento di irritazione mostrato nei confronti dell'arcinemico Matta Gaentz, che ha provocato la sua clamorosa disfatta alla 14esima votazione. Figlio di una casalinga e di un vice capo dei vigili del fuoco, è il primo repubblicano della sua famiglia ed ha sangue italiano nelle vene per via di un nonno materno emigrato negli Stati Uniti. Sposato dal 1992 con la sua fidanzatina del liceo, Judy, McCarthy ha due figli, Connor, 27 anni, e Meghan, 25.
Considerato uno dei politici più abili nella raccolta fondi per le campagne elettorali - 'il mago di Washington' è uno dei suo soprannomi -, McCarthy è stato un trumpiano della prima ora, tanto che il tycoon era solito chiamarlo 'My Kevin'. Così fedele all'ex presidente che all'indomani delle elezioni vinte da Joe Biden nel 2020 continuava a sostenere che fosse Trump ad aver trionfato. Salvo poi attaccarlo con forza dopo la rivolta del 6 gennaio 2021. Per poi compiere un'altra inversione a U e, poco dopo l'assalto a Capitol Hill, andare nella residenza dell'ex presidente a Mar-a-Lago a cercare il perdono. Chi lo conosce sostiene che la sua forza stia proprio nella sua 'malleabilita'" e nel suo essere "affabile", "tutto carote e niente bastoni".
Per McCarthy, dicono, non ci sono linee rosse, convinzioni politiche fondamentali o principi inviolabili, solo la volontà di adattarsi alla situazione.
Politico esperto e pragmatico, la sua vicinanza a Trump non lo ha mai fatto virare nel negazionismo o nelle teorie cospirazioniste. Nella sua corsa al ruolo di speaker è stato ostacolato proprio dagli ultraconservatori, come era successo già la prima volta che ci aveva provato nel 2015, che lo accusano di essere al servizio delle grandi lobby contro l'americano medio. "Mio padre diceva sempre che non è importante come si inizia, ma come si finisce", ha dichiarato. E dopo la sua tribolata vittoria, il neo speaker della Camera non può che augurarsi che il padre abbia ragione. (ANSA).