L'esercito russo, alla disperata ricerca di un successo che rilanci la sua offensiva in Ucraina, intensifica i suoi sforzi per soffocare la resistenza del nemico a Bakhmut. Le milizie secessioniste hanno rivendicato la conquista di un villaggio vicino alla città del Donbass che l'Armata di Vladimir Putin cerca di prendere da mesi. Le forze di difesa, però, continuano a resistere, ha assicurato Volodymyr Zelensky. Che nel frattempo ha ricevuto l'ennesima minaccia di morte da parte dell'oscuro leader ceceno Ramzan Kadyrov.
Il villaggio finito in mano russa è Bakhmoutské, a nord-est della città che nelle ultime settimane è l'epicentro dei combattimenti. Un tempo nota per i vigneti e le miniere di sale - contava 70mila abitanti prima dell'inizio dell'invasione russa - Bakhmut è ormai diventata una località fantasma, con più macerie che edifici ancora in piedi. Sui fronti opposti delle barricate il duello va avanti con il sempre più massiccio ricorso dell'artiglieria, ma i russi (in particolare i mercenari del gruppo Wagner), non riescono ad avanzare.
Più complicata è la situazione per gli ucraini nella città gemella di Soledar, dove le truppe di invasione hanno reintegrato le perdite dispiegando nuove unità d'assalto, ha reso noto la viceministra della Difesa di Kiev Hanna Maliar. Prendere il controllo di quest'area, per l'esercito russo, vorrebbe dire aprirsi la strada per puntare le città più grandi dell'oblast di Donetsk ancora sotto il controllo ucraino, Kramatorsk e Sloviansk.
In attesa di una svolta nel Donbass, gli occupanti hanno continuato a colpire anche in altre regioni. L'attacco più duro è stato sferrato a Kharkiv: missili hanno centrato un mercato nella cittadina di Shevchenkove, con il bilancio di due donne uccise e almeno 7 civili feriti, tra cui una 13enne. Bombardamenti sono stati segnalati anche nell'oblast di Mikolaiv, con almeno tre feriti e danni ad un ospedale. E l'artiglieria russa è sempre in azione a Kherson, che sarebbe stata bersagliata oltre 70 volte in appena 24 ore.
Gli ucraini, comunque, continuano a tenere testa agli invasori praticamente su tutti i fronti. In attesa delle nuove armi promesse dagli occidentali, a partire dagli americani e dai tedeschi, che di recente hanno concordato l'invio di blindati leggeri e di altri sistemi anti-missili Patriot. Berlino, tra l'altro, ha fatto sapere che in futuro potrebbe mettere a disposizione di Kiev i suoi carri armati Leopard, ed anche la Gran Bretagna sta valutando la possibilità di mandare i tank Challenger 2.
A questa rinnovata mobilitazione occidentale il Cremlino ha reagito affermando che continuare a fornire armi a Kiev non farebbe altro che "prolungare le sofferenze" degli ucraini e non "cambierebbe" gli equilibri di potere. Una dichiarazione, quella di Dmitry Peskov, che sembra voler dire alla Nato: se volete che ci fermiamo e iniziano a negoziare, dovete smetterla di rafforzare gli ucraini. Ben più aggressiva la retorica di Ramzan Kadyrov, che non ha mai dubitato della necessità di invadere l'Ucraina. "Non dovrebbero esserci negoziati. Dobbiamo colpire la tana dei satanisti nel centro di Kiev! È necessario colpire il principale difensore e agitatore di questa vile ideologia: Zelensky", è stato il nuovo appello lanciato dal luogotenente di Putin in Cecenia. Il leader ucraino intanto ha ricevuto a Kiev il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans per fare il punto sulle necessità immediate alla luce dell'intensificarsi degli attacchi russi contro le infrastrutture energetiche. Il contributo europeo alla ricostruzione del Paese sarà tra i temi principali del vertice che si terrà il 3 febbraio, e che la presidenza svedese ha confermato si terrà in Ucraina.
MOSCA PROVOCA, 'ECCO LE MINE ITALIANE IN UCRAINA'
Mosca torna ad attaccare Roma per il suo sostegno a Kiev utilizzando l'arma della provocazione. Mine italiane piazzate in Ucraina come "souvenir", è la sintesi di un velenoso post pubblicato sulla pagina Fb dell'ambasciata russa. Corredato da una foto con ordigni disinnescati dai genieri dell'esercito di Putin. Durissima la replica del ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha "diffidato la Russia e i suoi terminali diplomatici dal continuare a propagare notizie false su questo argomento". "Queste mine di fabbricazione italiana TS/6.1, ТS50 е TS/2,4 (MATS/2) sono state disinnescate da genieri russi sul territorio ucraino ed esposte nell'estate del 2022 in una mostra di armi catturate nel parco 'Patriot' di Mosca", ha scritto l'ambasciata russa su Facebook, aggiungendo in toni sarcastici: "Quanti di questi 'souvenir d'Italie' rimangono ancora in terra ucraina? Le persone ne soffriranno per molto tempo a venire...". Mosca "mente sapendo di mentire", è stata la risposta di Crosetto, che ha respinto "informazioni volutamente fuorvianti, non veritiere e gravemente denigratorie".
Accusando le autorità russe di una "allusiva e tendenziosa propaganda contro il nostro Paese, che ha sempre rispettato le norme del diritto internazionale". Il ministro della Difesa ha smontato la provocazione di Mosca ricordando che gli ordigni mostrati sui social "ricordano mine di fabbricazione italiana Valsella/Tecnovar, che non possono essere italiane per una moltitudine di ragioni". Primo, perché "la produzione di mine antiuomo in Italia si è interrotta più di 28 anni fa con una moratoria del governo italiano e la successiva legge che le mise definitivamente al bando, a partire dall'adesione del nostro Paese, tra i primi firmatari del trattato di Ottawa contro le mine antiuomo". Inoltre, "mine antiuomo di produzione italiana sono state esportate solo fino agli inizi degli anni '90", ha aggiunto Crosetto, che su questo argomento si era già scontrato nei giorni scorsi con la portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova.
La foto delle "mine souvenir" è soltanto l'ultima di una serie di stilettate lanciate dalla Russia all'Italia dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina, attraverso la macchina social della sua sede diplomatica. A tre giorni dalle elezioni dello scorso settembre, erano stati pubblicati una serie di scatti che ritraevano il presidente Vladimir Putin insieme a quasi tutti i leader politici italiani, da Salvini a Conte, da Letta a Berlusconi. Prima che il leader russo diventasse un paria. E poi ancora, l'immagine di un blindato distrutto in Ucraina, secondo i russi un Lince italiano. Nient'altro che un fake, ma comunque un tentativo per dividere l'opinione pubblica italiana sull'opportunità o meno di continuare a fornire gratuitamente aiuti militari a Kiev.