Il summit Ue-Ucraina chiude la due giorni di fratellanza tra Kiev e Bruxelles. Charles Michel e Ursula von der Leyen, rispettivamente capo del Consiglio Europeo e numero uno della Commissione, fanno a gara per complimentarsi con Volodymyr Zelensky e "il popolo ucraino" per la determinazione con cui stanno combattendo i russi nonché, al contempo, perseguire il cammino di adesione all'Ue.
"Il vostro destino è con noi", ha tagliato corto Michel. Zelensky ha ringraziato ma ha poi chiesto segnali tangibili, come "l'apertura dei negoziati entro l'anno" - un'accelerazione che potrebbe creare qualche malumore a Bruxelles. "La presidente von der Leyen ha dichiarato che l'Ucraina ha compiuto progressi impressionanti nel percorso verso l'avvio dei negoziati di adesione ma finora la Commissione non ha fornito alcuna analisi: il che significa che diversi Stati membri non possono condividere la sua valutazione in questo momento", ha sottolineato un'alta fonte diplomatica. Insomma, va bene le belle parole ma per prendere decisioni "epocali" servono dati certi. Che al momento non ci sono, perlomeno sulle sette raccomandazioni fatte all'Ucraina dall'esecutivo Ue quando le è stato concesso lo status di Paese candidato. Ci sono invece sulle condizioni di partenza di Kiev per quanto riguarda il suo allineamento a tutti i regolamenti previsti dai trattati (il cosiddetto acquis dell'Ue).
La Commissione, infatti, ha pubblicato una relazione con relativi 'voti' a 32 macro aree - divise tra economia, dati statistici, standard dei media e politica estera, ad esempio - da cui si evince che l'Ucraina è ancora sostanzialmente indietro nel suo percorso. Il lavoro da fare è dunque tanto. In primavera von der Leyen ha promesso una valutazione "orale" sui passi avanti compiuti sinora mentre invece il test vero arriverà il prossimo autunno, nell'ambito del processo valido anche per Moldavia e Georgia.
"La Commissione vi sosterrà ad ogni passo, registreremo ogni miglioramento e va notato che state facendo tutto questo nel pieno di una guerra", ha notato von der Leyen, che si è detta "certa" che l'Ucraina manterrà "il ritmo" sulle riforme. Il summit ad ogni modo ha toccato molti altri punti chiave, come testimonia la dichiarazione congiunta. "L'Ue - si legge in un passaggio - intensificherà il suo impegno per l'utilizzo dei beni congelati dalla Russia per la ricostruzione dell'Ucraina e a scopo di riparazione, in conformità con il diritto europeo e il diritto internazionale". Poi c'è la guerra. Zelensky ha ringraziato per l'aiuto ricevuto ma si è pure tolto qualche sassolino dalle scarpe: "Sento il sostegno dei vertici dell'Ue, ma non di tutti i Paesi Ue". I veti incrociati - su armi e sanzioni, per dire - si fanno sentire. Il presidente è infatti tornato a chiedere nuove misure ristrettive per la Russia e su questo i vertici Ue hanno promesso una stretta "cooperazione". Intanto si è trovato l'accordo per imporre un price cap ai prodotti petroliferi derivati - 100 dollari al barile per diesel e cherosene, 45 per olio combustibile e nafta - prima dell'entrata in vigore dell'embargo (5 febbraio). E a chi gli chiedeva se pianificasse una visita a Bruxelles, sulla falsa riga di quella a Washington, Zelensky ha risposto che "vorrebbe" davvero ma al momento ci sono "troppi rischi". "La mia priorità ora è ottenere armi di lungo raggio per liberare il Donbas e porre fine al conflitto", ha sottolineato.