Il sisma che si è abbattuto sul sud della Turchia e sulla Siria centro-settentrionale ha colpito anche importanti monumenti storici. Nell'epicentro da cui si è propagato, a Gaziantep, dove prima si ergeva il castello patrimonio dell'Unesco, ora c'è un cumulo di macerie. Il castello era una costruzione enorme, sorta quasi duemila anni fa per mano dell'impero Ittita, ma trasformata in vera e propria fortezza dai romani tra il II e III secolo dopo Cristo. Un ottimo punto di osservazione per gli attacchi che arrivavano dal mare, la fortezza era stata profondamente moificata durante il regno dell'imperatore ottomano Suleyman I il Magnifico (1520-1566), che ne rafforzò le mura e fece aggiungere una cinta interna. Le modifiche avevano resistito fino a oggi.
Gli effetti del terremoto si sono sentiti anche in Siria, dove è stato danneggiato il castello di epoca crociata di Margat. Conosciuto localmente come Marqab, la struttura risale all'XI secolo e si trova sulle montagne che sovrastano il porto siriano di Baniyas. La posizione è strategica, situata lungo la via che collegava i porti di Tartus e di Latakia. Il sisma non ha risparmiato nemmeno gli edifici religiosi. La moschea Sirvani, costruita nel XVII secolo, è crollata parzialmente.
La Chiesa dell'Annunciazione di Iskenderun (Alessandretta per gli italiani) è stata in gran parte distrutta. Simbolo della cristianità, la cattedrale cattolica fu costruita tra il 1858 e il 1871 dall'Ordine dei Carmelitani scalzi. Dopo aver subito un incendio nel 1887 venne ricostruita tra il 1888 e il 1901 ed è ora sede del vicariato apostolico dell'Anatolia, a capo del quale c'è il mons. Paolo Bizzeti: "Un disastro totale - ha commentato il vicario - la cattedrale del vicariato a Iskenderun è crollata". "Tutti gli edifici sono inagibili" ma per ora nella comunità cristiana locale "non si registrano vittime", ha aggiunto mons. Bizzeti.