Il presidente francese Emmanuel Macron e il capo della diplomazia cinese Wang Yi hanno concordato mercoledì di voler contribuire "al raggiungimento della pace" in Ucraina, ha detto l'ufficio di Macron dopo i colloqui tenutisi tra i due. Il presidente francese non ha nascosto la speranza che la Cina, che rimane un importante alleato della Russia e non ha condannato l'invasione dell'Ucraina lanciata quasi un anno fa, faccia pressioni su Mosca affinché torni al tavolo dei negoziati. Macron e Wang hanno discusso ieri a Parigi della guerra e delle sue "conseguenze sui paesi più vulnerabili, in particolare in termini di sicurezza alimentare e capacità di finanziamento", secondo la presidenza francese. Sia Macron che Wang "hanno espresso lo stesso obiettivo di contribuire alla pace in conformità con il diritto internazionale", ha affermato l'Eliseo senza specificare quali potrebbero essere i contributi di ciascun Paese. Dopo la sua visita in Francia, Wang proseguirà il suo tour con una tappa alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, in programma da domani a domenica. Si recherà anche a Mosca.
Wang Yi, capo della diplomazia del Partito comunista cinese, sarà da oggi in visita in Italia nell'ambito di un tour europeo che lo porterà anche in Francia, Ungheria e Russia, oltre che a Monaco per la 59esima Conferenza sulla Sicurezza.
Il fidatissimo inviato del presidente Xi Jinping e membro del Politburo - promosso a fine dicembre da ministro degli Esteri a direttore della Commissione centrale per gli Affari esteri del Pcc, ovvero la carica diplomatica di più alto rango nel Dragone - incontrerà nella serata il ministro Antonio Tajani in Farnesina per poi recarsi venerdì mattina al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Tanti i temi nell'agenda della visita, dalla posizione di Pechino nel conflitto in corso in Ucraina alle crescenti tensioni tra la Cina, gli Stati Uniti e l'Occidente (possibile un incontro tra Wang e Anthony Blinken a Monaco dopo la missione a Pechino del segretario di Stato Usa saltata all'ultimo momento dopo il caso dei 'palloni-spia' cinesi denunciati da Washington). "Ne discuteremo, parleremo di quello che accade e della situazione globale", ha spiegato ieri Tajani quando gli è stata chiesto dei palloni sonda in vista dell'incontro di oggi.
Ma a Roma c'è anche il delicato tema del rinnovo del memorandum sulla Belt and Road, in scadenza quest'anno dopo la firma del 2019. La Cina, secondo quanto appreso dall'ANSA nei giorni scorsi a Pechino, oltre al rinnovo tacito, punterebbe sulla visita della presidente del Consiglio Giorgia Meloni (invitata a novembre da Xi nel bilaterale di Bali tenuto a margine del G20) in primavera, in occasione del terzo Forum dedicato alla nuova Via della Seta. Ma già il governo Draghi aveva preso le distanze dal memorandum siglato dal suo predecessore a Palazzo Chigi, Giuseppe Conte.
In un'intervista all'ANSA, il nuovo ambasciatore cinese a Roma Jia Guide aveva auspicato nei giorni scorsi il rinnovo del patto tra Roma e Pechino, notando che negli ultimi tre anni, nonostante gli ostacoli della pandemia, l'interscambio bilaterale tra i due Paesi "ha segnato nuovi record, toccando nel 2022 i 77,88 miliardi di dollari e ponendo Roma in prima linea a livello europeo tra i Paesi che hanno rapporti commerciali con la Cina".