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La resurrezione della Nato, l'Ue accelera la difesa

L'Alleanza cresce e blinda l'est, Bruxelles cerca più autonomia

"Putin è riuscito a far diventare sexy la Nato". La coda al buffet è lunga e un'alta fonte diplomatica alleata è in vena di confidenze. Ha ragione. Dal 24 febbraio scorso tutto è cambiato, non solo sul fronte dell'Alleanza Atlantica - che non molto tempo fa Emmanuel Macron bollò come "cerebralmente morta" - ma anche su quello dell'Unione Europea. Se, infatti, il Cremlino con la sua guerra ha resuscitato la Nato la nuova realtà di sicurezza chiama i 27 Paesi membri (compresi i neutrali) a rivedere le strategie militari, i piani di spesa, le capacità effettive delle forze armate. E soprattutto, li obbligherà a collaborare tra loro accelerando il processo di creazione dell'incompiuta "difesa europea".

Ma partiamo dalla Nato. Lo zar vedeva come fumo negli occhi un (eventuale) ingresso dell'Ucraina, così come promesso al vertice di Bucarest nel 2008, tanto da aver chiesto espressamente a Bruxelles e Washington "garanzie" sulla non adesione di Kiev. Lanciando l'invasione ha invece ottenuto uno spostamento sismico nelle opinioni pubbliche di Finlandia e Svezia, tradizionalmente non allineate, che ha aperto la strada all'ingresso di Helsinki e Stoccolma nell'Alleanza, portandola a 32 membri. Non esattamente una vittoria, per Mosca. L'Ucraina, inoltre, sta effettuando un corso accelerato - a un costo drammatico in termini di vite umane e integrità delle infrastrutture civili - in arte della guerra secondo la dottrina Nato, con il risultato che Kiev, adesione o meno, uscirà dal conflitto con forze armate di fatto allineate (ed equipaggiate) agli standard occidentali.

L'Alleanza, rinvigorita nei propositi e nei bilanci, si è data nuovi obiettivi. I membri dei fianco orientale, terrorizzati dalla prospettiva di trovarsi le divisioni russe sull'uscio di casa, hanno chiesto e ottenuto una presenza maggiore sui loro territori. Così i quattro battaglioni multinazionali schierati nel 2017 in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia sono diventati otto, con l'aggiunta di nuove truppe in Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia - gli effettivi sono stati portati al livello di brigata e in tutto la Nato ha dunque mobilitato a est 40mila uomini. Ma non basta. Il Concetto Strategico approvato dai leader al summit di Madrid del 2022 ha impresso un maggiore slancio con il "nuovo modello di forza": un mix di mezzi pre-posizionati dal Baltico al Mar Nero combinato a truppe pre-allertate e addestrate a rotazione in grado di mobilitare fino a 300mila soldati entro 15 giorni. E ora le capitali stanno lavorando per trasformare gli annunci in realtà.

E l'Unione Europea? Qualcosa si muove. L'autonomia strategica - molto cara ai francesi, che vorrebbero un vecchio mondo più indipendente dal nuovo - pare avere le gambe corte al momento, dato che la guerra di Putin ha ricompattato il campo transatlantico, con gli esteuropei 'cheerleader' di Washington più che mai. La Bussola Strategica, approvata lo scorso marzo, prevede ad ogni modo la nascita della prima legione blustellata (5mila uomini) con esercitazioni comuni entro il 2023. La divisione dei compiti sembra tracciata: alla Nato la difesa collettiva, all'Ue (gradualmente) la gestione delle crisi e la difesa degli interessi (le missioni in Africa, ad esempio).

Il tema più pressante, ora come ora, è la corsa alle armi. Tocca non solo spendere di più ma spendere meglio e insieme, favorendo gli appalti in comune nonché un complesso militare-industriale più integrato, libero dalle gelosie nazionali - l'esigenza di riempire i magazzini svuotati dalle donazioni a Kiev testerà le capitali. Il futuro appare aspro. "Il modello europeo era basato sull'energia a basso costo russa, la manodopera cinese e la difesa pagata dagli americani", ha sintetizzato l'alto rappresentante Josep Borrell. Insomma, tutto da rifare.   

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