"Se c'è un minimo di apparenza di verità" nell'argomentazione di Mosca secondo cui il trasferimento di bambini dall'Ucraina in Russia dall'inizio della guerra sarebbe stato deciso a loro tutela, allora quei bimbi adesso devono "essere rimpatriati, non dotati d'un passaporto straniero". E' l'appello lanciato dal procuratore della Corte penale internazionale (Cpi) Karim Khan alla conferenza di Londra fra i ministri della Giustizia dei circa 40 Paesi impegnati a sostenere le indagini della Cpi sui crimini imputati ai russi. Khan ha precisato che il mandato di arresto appena emesso contro Vladimir Putin non si prescriverà.
Khan ha poi difeso come "apolitica" l'inchiesta della Cpi che - sotto la guida attuale di vertici giudiziari di nazionalità polacca e britannica - ha condotto nei giorni scorsi la Corte a emettere l'ordine di arresto contro Vladimir Putin e contro un'alta funzionaria di Mosca: provvedimenti destinati per ora a restare sulla carta, tanto più che Mosca - come Washington, Pechino, New Delhi e altri attori importanti della scena globale - non riconosce la giurisdizione di questo organismo; ma che nelle sue parole rappresentano comunque un tentativo "di rilancio" della giustizia internazionale (quasi impotente in altri scenari), da perseguire ora "con energia" e "nel rispetto" dei principi umanitari del diritto.
Il mandato nei confronti del presidente Putin non è d'altronde soggetto "a prescrizione", ha puntualizzato il procuratore in un'intervista parallela concessa a Bbc Radio 4 prima dell'intervento alla conferenza. Oltre a essere un atto, ha aggiunto più tardi, che deve "indurci alla tristezza, non al trionfalismo o ad alcuna congratulazione": visto che - come ha notato - riguarda per la prima volta il leader di un Paese "membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu".