(di Antonio Fatiguso) (ANSA) - PECHINO, 13 APR - La Cina si prepara "a scatenare la guerra, dobbiamo farci trovare preparati". Il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu ne è convinto, ancora di più dopo i tre giorni di manovre su vasta scala tenute fino a lunedì attorno all'isola dalle forze armate cinesi, ma che sembrano continuare. Wu ha espresso la ferma condanna per le continue mosse destabilizzanti di Pechino che, negli ultimi aggiornamenti del ministero della Difesa taiwanese, hanno portato all'invio di altri 35 aerei militari e otto navi da guerra intorno all'isola, con 14 jet che hanno superato la linea mediana dello Stretto di Taiwan. "I leader cinesi ci penseranno due volte prima di decidere di usare la forza contro Taiwan", ha assicurato comunque Wu nell'intervista alla Cnn, rispedendo al mittente ogni tentativo di intimidazione mentre l'industria della difesa americana prepara il primo viaggio a Taipei dal 2019 con lo sbarco agli inizi di maggio dei delegati di circa 25 appaltatori militari. Lo scopo - ha riportato il Nikkei - è la produzione congiunta di droni (aviotrasportati, di superficie e sottomarini) e munizioni, utili a scoraggiare un'invasione cinese. A tale scopo, l'amministrazione Biden sta anche sollecitando alcuni Paesi europei a fornire armi all'isola: la Svezia è tra i candidati con i suoi sistemi di artiglieria di precisione Excalibur, sviluppati dal colosso Usa Raytheon Missiles & Defense e dal partner svedese BAE Systems Bofors.
Taiwan, Tsai: 'Dalla Cina un comportamento irresponsabile'
L'intelligence Usa ritiene che i tempi siano sempre più stretti e che il presidente Xi Jinping abbia ordinato ai militari di essere pronti all'invasione per il 2027, anno di scadenza del suo terzo mandato e del centenario dell'Esercito popolare di liberazione. Il capo della Cia William Burns ha ribadito lo scenario, avvertendo però che "essere pronti non vuol dire che abbia preso la decisione di andare necessariamente in guerra nel 2027 o 2028 o 2026" date le variabili in campo. Burns ha però ammesso, parlando martedì alla Rice University di Houston, che i "rischi di un potenziale conflitto sono suscettibili di crescita", auspicando il ripristino della comunicazione tra militari da parte di Washington e Pechino.+
Anche Xi ha chiesto alle sue forze armate di serrare i ranghi e di "rafforzare l'addestramento nella direzione di combattimenti veri" invitando, in un'ispezione ad una base navale del Guangdong, ad "approfondire la ricerca su questioni belliche e operative, ad innovare concetti e metodi di combattimento e di addestramento" collegati ai casi specifici.Si tratta, ha continuato il leader comunista nel resoconto del network statale Cctv che lo ha ripreso in tenuta militare da commander-in-chief, di passaggi necessari per arrivare a "forze armate di classe mondiale sotto tutti gli aspetti". Ma oltre che a livello militare, la pressione della Cina sull'isola, considerata parte "inalienabile" del suo territorio da riunificare anche con la forza se necessario, prosegue su vari piani: il ministero del Commercio ha annunciato in serata un'indagine su presunte misure restrittive imposte da Taipei all'import di beni dalla terraferma. Mentre l'amministrazione dell'aviazione civile cinese ha notificato la creazione di una no-fly zone a nord di Taiwan per "attività aerospaziali": prevista inizialmente dal 16 al 18 aprile (dalle 9 alle 14), è stata limitata solo a domenica mattina (per soli 27 minuti dalle 9.30 locali) dopo le proteste di Taipei. L'area vietata al volo è a 85 miglia dalla costa a nord dell'isola e comprende parte della zona economica esclusiva nipponica vicino alle isole Senkaku, nel controllo di Tokyo ma rivendicate da Pechino: vi transitano i voli per Usa, Giappone e Corea del Sud, ha chiarito il ministero della Difesa taiwanese, ipotizzando che Pechino voglia lanciare satelliti durante l'interdizione. A Taipei, infine, il Partito democratico progressista della presidente Tsai Ing-wen ha deciso che sarà l'attuale suo vice William Lai il candidato alle delicate presidenziali del 2024. Lai, 63 anni, è noto per essere un più esplicito sostenitore dell'indipendenza rispetto a Tsai: a gennaio, dopo aver conquistato la guida del partito, disse che "la pacificazione non può comprare la pace", esortando il popolo taiwanese a unirsi per proteggere l'isola dalla Cina autoritaria. Un messaggio duramente contestato da Pechino.