Mikhailo ha 31 anni, ed è uno dei tanti soldati ucraini che ha combattuto a Bakhmut. Nella battaglia, un carro armato gli ha portato via il braccio e lo ha ferito al volto. Poi ci sono Dmytro, Petro, Denis, Vitaly, Valentin, Hanna. Sono militari, civili, madri, padri. E poi c'è Arthur, che ha solamente 14 anni. Hanno perso gambe, braccia, le mani, le dita. La guerra ha portato loro via un pezzo del loro corpo. Ora la loro speranza è riposta nel Superhumans Center, che ha aperto ufficialmente i battenti a Leopoli con l'obiettivo di fornire protesi e assistenza di eccellenza a chi ha pagato tanto, troppo, l'orrore dell'invasione. In questo, l'Italia è pronta a fare la sua parte.
Madrina dell'iniziativa è la First Lady Olena Zelenska.
"Superhumans non è soltanto un nome, è una filosofia che riguarda l'intero Paese dove abbiamo super-umani, non vittime, superpoteri e non abilità limitate", ha detto alla cerimonia di inaugurazione che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del ministro della Salute ucraino Viktor Liashko, dell'omologo francese Francois Braun e del governatore di Leopoli, Maksym Kozytsky. Presente anche l'imprenditore e filantropo Howard Buffett, che ha consegnato di persona un assegno di un ulteriore milione di dollari per l'iniziativa, dopo che la sua fondazione ne ha già forniti 16 al progetto. A rappresentare l'Italia il console generale a Kiev Federico Nicolaci, che a nome del nostro Paese ha piantato un albero nei giardini della struttura come segno della vicinanza al progetto e al popolo ucraino.
Entrando in una delle prime stanze del centro, troviamo Petro, 39 anni e amputazione delle due gambe, che prova a camminare. Accanto, un altro paziente prova a salire e scendere una piccola scala. Intanto, sui banchi di laboratorio un uomo che ha perso la mano prova a muovere la sua protesi bionica realizzata da Open Bionics. Sono i primi locali aperti al pubblico, mentre alcune aree del centro sono ancora in fase di costruzione. I numeri parlano da soli: si stima che siano oltre 10 mila le persone che hanno subito amputazioni per la guerra. Superhumans intende dare risposte alle loro esigenze. "Oggi apriamo un laboratorio per protesi e un dipartimento psicologico e di riabilitazione così da fornire un servizio completo ai nostri pazienti. Poi apriremo una sala operatoria e una volta pronte le infrastrutture anche appartamenti per i medici stranieri che verranno qui a lavorare. In parallelo lanciamo il centro educativo dove formiamo specialisti per Superhumans e per il resto dell'Ucraina", ha spiegato all'ANSA la ceo di Superhumans, Olga Rudnieva. Al momento sono 130 i pazienti seguiti, ma il centro conta di arrivare a poter assistere 3.000 persone l'anno. E per il futuro, Superhumans vuole espandersi fino ad aprire in altre 5 regioni ucraine, prima tra tutte Kharkiv. "Vogliamo portare i nostri servizi nelle altre regioni dove le persone possono riceverli vicino a dove vivono".
Il progetto - spiegano - è no profit e non vede finanziamenti statali ma solamente di privati. Ma insieme alle donazioni, Superhumans ha bisogno degli esperti internazionali per poter fornire i suoi servizi e formare nuovi specialisti ucraini. Su questo l'Italia è pronta a fare la sua parte: "Il nostro Paese intende dare il suo convinto sostegno a Superhumans fornendo l'esperienza e le competenze dei centri di eccellenza italiani nel campo delle protesi, della chirurgia ricostruttiva e della riabilitazione attraverso collaborazioni con centri quali l'Istituto Rizzoli, la Fondazione Santa Lucia, l'Ospedale pediatrico Bambino Gesù e il Centro protesi Inail di Budrio", ha spiegato all'ANSA l'ambasciatore italiano a Kiev Pier Francesco Zazo.
Il contributo italiano a Superhumans sarà anche una delle direttrici di cooperazione della Conferenza per la ricostruzione dell'Ucraina del 26 aprile a Roma. "Abbiamo avuto un ottimo dialogo col ministero della Salute italiano. Sostanzialmente ci hanno chiesto di cosa abbiamo bisogno e ora stiamo sviluppando il percorso", ha spiegato Rudnieva. "Il 26 aprile incontrerò il ministro della Salute Orazio Schillaci, e chiederemo esperti e formazione per i nostri specialisti e ogni nuova tecnologia e innovazione che possiamo portare in Ucraina con l'aiuto dell'Italia".
Intanto, Superhumans può contare già sull'esperienza dell'Officina Ortopedica Maria Adelaide di Torino, che segue quattro pazienti con amputazioni agli arti superiori. "Nel prossimo mese costruiremo arti bionici per loro", ha spiegato Roberto Ariagno, titolare dell'azienda. "Successivamente vogliamo portarli a Torino insieme ai tecnici ortopedici ucraini per trasferire loro know-how per continuare in autonomia il lavoro qui a Leopoli". Tra loro, c'è anche Mikhailo: "Tra tre settimane andrò in Italia. La mia è una condizione di amputazione difficile, ma mi hanno detto che possono aiutarmi"