Una prima crepa sembra essersi aperta nell'alleanza tra Vladimir Putin e i suoi partner più stretti. Il contesto è una risoluzione dell'Assemblea generale dell'Onu, non incentrata sulla guerra in Ucraina ma ai rapporti tra le Nazioni Unite e il Consiglio d'Europa, che Cina e India hanno approvato insieme ad altri 120 Paesi. E nella quale si parla esplicitamente "dell'aggressione della Federazione russa nei confronti dell'Ucraina".
I due Paesi si erano finora rifiutati di condannare l'invasione russa, e sebbene la mossa non rappresenti un vero e proprio cambio di rotta nella loro politica estera nei confronti di Mosca - visti soprattutto i legami commerciali e militari - il voto è comunque un primo segnale che l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Josep Borrell, ha "accolto con favore": "La risoluzione - ha sottolineato in un tweet - qualifica chiaramente la guerra contro l'Ucraina come 'aggressione da parte della Federazione Russa'".
Il nodo della questione è concentrato in una riga nelle premesse della risoluzione di 11 pagine in cui poi si parla di tutt'altro: "Considerando ugualmente che le difficoltà senza precedenti che l'Europa deve attualmente affrontare in seguito all'aggressione della Federazione russa contro l'Ucraina, e contro la Georgia in precedenza, e della cessazione dell'adesione della Federazione russa dal Consiglio d'Europa, richiedono una cooperazione rafforzata tra l'Organizzazione delle Nazioni Unite e il Consiglio d'Europa...".
Fonti Onu in serata hanno precisato che Cina e India si sono astenute sulla prima votazione di questo particolare paragrafo, dando però successivamente il via libera all'intera risoluzione. Il testo finale è stato infatti approvato con 122 voti favorevoli - tra cui appunto quelli di Pechino e Delhi -, 18 astenuti e 5 contrari: la Russia ovviamente, la Bielorussia, suo Stato vassallo, e ancora la Siria, il Nicaragua e la Corea del Nord.
Il voto, stando al sito dell'Onu, si è tenuto il 26 aprile scorso, ovvero il giorno della prima telefonata dall'inizio della guerra tra Volodymyr Zelensky e Xi Jinping, che il presidente ucraino auspicava da tempo nella speranza di convincere il leader cinese a fare pressioni su Putin affinché ponga fine all'aggressione. In quell'occasione Xi aveva sottolineato come il rispetto reciproco di sovranità e integrità territoriale fosse "la base politica delle relazioni Cina-Ucraina", nonostante il giorno dopo il Cremlino abbia voluto far sapere che il ritorno ai confini del 1991 non era stato argomento di conversazione tra Putin e Xi in occasione della recente visita del leader cinese a Mosca. Ad ogni modo, i risultati immediati di quella telefonata sono stati il reciproco invio di un ambasciatore a Pechino e di un rappresentante speciale a Kiev, e il plauso della comunità internazionale che, seppur con la dovuta prudenza, l'ha salutata come "un primo passo importante". E chissà se la mossa successiva sia stata proprio quel voto seminascosto a Palazzo di Vetro.