Clamorosa sconfitta per Marine Le Pen: dopo 20 anni di scalata al potere, neanche stavolta è riuscita a sfondare il soffitto di cristallo. Dopo il primo turno la leader del Rassemblement National era arrivata ad un passo dall'inviare il suo delfino ventottenne, Jordan Bardella, a Matignon, equivalente parigino di Palazzo Chigi; ma deve ancora una volta rassegnarsi dinanzi al muro innalzato dal cosiddetto Fronte repubblicano - l'unione della gauche con centristi macroniani e neogollisti - risorto per scongiurare l'avvento al potere dell'estrema destra nazionalista e riuscito addirittura a relegarla al terzo posto quando la giostra elettorale si è fermata.
"Il Rn raggiunge il risultato più importante di tutta la sua storia. Purtroppo gli accordi elettorali pericolosi privano i francesi di una politica di risanamento", ha detto Jordan Bardella. "Questa sera i loro accordi elettorali gettano la Francia nelle braccia dell'estrema sinistra di Melenchon".
"La marea continua a salire, la nostra vittoria è solo rimandata", ha detto in serata Le Pen a Tf1 nei suoi primi commenti dopo le elezioni legislative.
Anche le ingerenze della Russia di Vladimir Putin che tifava per lei ("l'abbraccio del diavolo", ha commentato qualcuno a Parigi) e le polemiche su candidati talvolta considerati imbarazzanti se non impresentabili hanno evidentemente contribuito ad affondare il Rn dopo il trionfo alle elezioni europee del 9 giugno che lo avevano incoronato primo partito di Francia.
Per Marine 55 anni, già sconfitta da Macron nelle elezioni presidenziali del 2017 e del 2022, il voto a sorpresa convocato dal presidente doveva segnare uno straordinario passo in avanti verso l'agognata conquista dell'Eliseo nel 2027. Così non è stato. Secondo il direttore generale di Fondapol, Dominique Reynié, "alcuni segnali indicano che la stessa Le Pen non aveva intenzione di vincere le politiche", quasi sospettando un macchiavellico tranello di Macron per bloccarle la strada verso la presidenza. La leader dell'ex Front National, spiega il politologo citato da Le Figaro, "vedeva senza dubbio nella scelta della dissoluzione una manovra e non voleva lasciarsi incastrare. Voleva certamente aumentare il numero di deputati, ma non al punto da inviare il Rassemblement National a Matignon, coinvolgendo pienamente il partito nella gestione del Paese prima del 2027". Insomma, secondo uno dei massimi conoscitori degli arcani politici della République, Le Pen "non aveva proprio interesse nel vedere il suo partito deludere, fallire, stancarsi prima delle presidenziali". Ma probabilmente l'esito di stasera non l'aveva immaginato nemmeno nei suoi incubi peggiori.
Per Le Pen, a 55 anni, quello dell'Eliseo resta comunque il sogno più importante, quello di una vita. Intervistata nei giorni scorsi da radio Rtl, assicurava: "Sono pronta a fare enormi sacrifici per il mio Paese e per il mio popolo". E alla domanda se non avesse preferito mandare Jordan Bardella in avanscoperta come candidato premier per paura in qualche modo di bruciarsi in vista della voto presidenziale, smentiva seccamente. "Paura? Se avessi temuto qualcosa avrei deciso di piantare fragole, avrei deciso di allevare gatti come mia attività principale". E ancora: "Sarei potuta entrare in una molteplicità di mestieri in cui non si rischia assolutamente nulla. Permettetemi di dire - aveva concluso Le Pen - che il mio percorso può lasciar pensare che sia abbastanza coraggiosa da non avere molta paura di nulla".
Di qui al 2027, la figlia di Jean-Marie Le Pen potrebbe continuare a presiedere i suoi deputati - comunque in crescita - all'Assemblea Nazionale. Ma rispetto alla vigilia sfuma anche l'ipotesi della presidenza dell'emiciclo, un ruolo che avrebbe potuto contribuire a forgiarle un'immagine di prestigio, rafforzandone la statura presidenziale. Evidentemente 'la maledizione dei Le Pen', la lunga serie di sconfitte che per cinquanta anni ha tenuto la famiglia più potente dell'estrema destra francese fuori dal portone dell'Eliseo, non si è affatto spezzata.
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