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Raid di Israele a Beirut, 'numero 2 di Hezbollah ucciso'

Raid di Israele a Beirut, 'numero 2 di Hezbollah ucciso'

Idf: 'Colpito Fuad Shukr'. Rappresaglia dopo la strage in Golan

TEL AVIV, 31 luglio 2024, 00:07

Silvana Logozzo

ANSACheck
++ Media, 'a Beirut 2 morti e colpito un ufficio dei Pasdaran ' ++ © ANSA/AFP

A tre giorni dal massacro di bambini drusi a Majdal Shams, nel Golan settentrionale, la rappresaglia israeliana contro Hezbollah è arrivata. Una potente esplosione ha colpito in serata la roccaforte dei miliziani sciiti filoiraniani nel quartiere Da'aheh a Beirut.

L'attacco, immediatamente confermato dall'esercito israeliano, ha mirato al Consiglio della Shura di Hezbollah oltre che alla sala operativa del braccio militare del partito di Dio e delle Guardie rivoluzionarie iraniane: il bersaglio dell'Idf era Fuad Shukr, alias Hajj Mohsin, numero due delle milizie di Hassan Nasrallah, suo consigliere militare, considerato da Israele "responsabile dell'omicidio dei bambini di Majdal Shams e di numerosi altri civili israeliani". L'obiettivo, ha poi reso noto dopo alcune ore l'Idf, è stato neutralizzato. Shukr è il comandante di Hezbollah più anziano ucciso da Israele, ha specificato l'esercito in una nota, identificandolo come il braccio destro di Hassan Nasrallah e aggiungendo che era "responsabile della maggior parte degli armamenti più avanzati di Hezbollah, tra cui missili a guida di precisione, missili da crociera, missili antinave, razzi a lungo raggio e droni", oltre che "dell'accumulo di forze, della pianificazione e dell'esecuzione di attacchi terroristici contro lo Stato di Israele". Anche altri media arabi, da al Arabya alla saudita al Adht, passando per i network libanesi, citando fonti di sicurezza locali avevano confermato in precedenza la morte dell'alto comandante sciita, mentre Hezbollah al contrario ha fatto sapere che il colpo israeliano è fallito.

 

Quanto al bilancio delle vittime, che è continuato a crescere, secondo il governo libanese è di almeno 3 morti e 74 feriti: testimoni hanno parlato di un palazzo di otto piani colpito, con tre piani crollati. L'operazione dell'Idf, di cui sono stati informati per tempo gli Stati Uniti, è arrivata dopo giorni di tensione alle stelle, in Medio Oriente quanto nelle cancellerie internazionali. Le diplomazie, con in testa Washington, hanno lavorato per ottenere moderazione da entrambi i versanti. Hezbollah pubblicamente ha respinto la richiesta, ma saranno le prossime ore a dirlo. Nel frattempo, un alto funzionario israeliano ha dichiarato che "non ci si deve aspettare alcuna ulteriore attività militare in questo momento". Sulla crisi è intervenuta da Pechino anche la premier Giorgia Meloni: "Io sono molto preoccupata per quello che sta accadendo in Libano, per il rischio di un'escalation regionale, proprio mentre sembrava che ci potessero essere degli spiragli e anche questo è un elemento che va valutato. Sono in contatto con il ministro degli Esteri, sono in contatto con il governo, sono in contatto con gli alleati, bisogna continuare a passare messaggi di moderazione in questa fase".

In serata i capi della forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite in Libano e la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite Jeanine Hannis-Plasschaert hanno parlato sia con il Libano che con Israele nel tentativo di impedire lo scoppio della guerra totale, ma sia Beirut che Teheran hanno parlato di "flagrante aggressione" da parte dello Stato ebraico, così come ha fatto Mosca. Dagli Stati Uniti invece Kamala Harris ha sottolineato che lo Stato ebraico "ha il diritto di difendersi da organizzazione terroristiche, qual è esattamente Hezbollah". Pur aggiungendo che bisogna "ancora lavorare a una soluzione diplomatica per porre fine a questi attacchi".

Nelle ultime 72 ore tutti gli occhi erano puntati su Benyamin Netanyahu. Contro di lui la comunità drusa del Golan ha usato parole forti, esigendo disperatamente di essere protetta dai missili che arrivano quotidianamente dal Libano, dalla Siria e dai droni dell'Iraq. Contro cui non c'è protezione possibile perchè i confini con i primi due sono troppo vicini. In patria è stato accusato di "aver paura di Nasrallah" dagli amministratori delle cittadine del nord del Paese bersagliate tutti i giorni. Oltre che di debolezza per non aver evitato gli assalti dell'ultradestra a due basi militari in seguito all'arresto di nove riservisti per presunti abusi a un comandante di Hamas. Tutto mentre a nord di Israele per buona parte della giornata sono piovuti attacchi dal Libano, con decine di razzi che hanno provocato la morte di un giovane di 30 anni.

 

   

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