La "pace giusta", secondo Volodymyr Zelensky, si potrà ottenere a condizione che gli occidentali, Stati Uniti e Gran Bretagna in testa, consentano a Kiev di colpire in territorio russo con i missili a lungo raggio. Questo via libera tuttavia continua a non arrivare, ha ammesso lo stesso leader ucraino, che si appresta a volare a New York per perorare con maggior forza questa causa con i leader alleati e non solo: Zelensky vedrà Joe Biden, Kamala Harris, probabilmente Donald Trump, ed avrà a disposizione il palco dell'Assemblea Generale dell'Onu.
Il suo orizzonte è una nuova conferenza di pace a novembre, stavolta con Mosca, da cui però è arrivata una doccia fredda: non parteciperà. Londra e Washington "hanno paura di un'escalation", ha detto con rammarico Zelensky ai media internazionali, parlando del tabù dei missili da crociera. Il leader ucraino ci riproverà nei prossimi giorni, soprattutto con gli americani. Joe Biden "può guadagnarsi un posto nella storia "rafforzando l'Ucraina" prima di lasciare l'incarico. Inoltre, ha già "cambiato idea" in passato, ed alcuni membri del suo entourage hanno sostenuto che bisogna dare l'ok, che "è già un risultato", ha rilevato Zelensky. Che negli Stati Uniti, oltre al presidente uscente e Harris, dovrebbe confrontarsi anche con Trump, tra giovedì e venerdì. Il tycoon è notoriamente più freddo con Kiev, ma il leader ucraino per ora punta ad avere a disposizione "tempo" con il candidato repubblicano. La partita dei missili a lungo raggio resta comunque complicata, tanto più che anche in Ue non si vuole provocare ulteriormente Mosca.
E' la posizione ad esempio di Berlino, infatti il cancelliere Olaf Scholz ha ribadito che "non consegnerà mezzi militari che possano raggiungere Mosca", come i Taurus. E Roma è sulla stessa linea, nella considerazione che bisogna evitare qualsiasi azione che apra un fronte diretto tra Mosca e la Nato. L'utilizzo degli Atacms e degli Storm Shadows per colpire in Russia è una parte integrante del "piano per la vittoria" che il presidente ucraino presenterà all'Assemblea generale dell'Onu mercoledì. Finora non sono emersi dettagli, ma da quanto emerge l'iniziativa di Zelensky punta ad ottenere nuove garanzie di sicurezza, più armi e sostegno economico a Kiev. Un piano concreto, al contrario di quello "troppo vago" presentato da Cina e Brasile in primavera, ha stimato il leader ucraino, che considera i due Paesi troppo vicini a Putin. Kiev, dopo la conferenza in Svizzera, ora vuole coinvolgere anche Mosca, per arrivare effettivamente alla fine delle ostilità.
Un'impresa ardua, perché in serata la Russia ha fatto sapere che non ha in programma di partecipare al summit previsto per novembre. Promuovendo "l'inapplicabile formula Zelensky", sarebbe "un ultimatum sulla nostra capitolazione", ha affermato la portavoce della diplomazia Maria Zakharova. Se invece la Russia decidesse un giorno di negoziare, l'Ucraina metterebbe sul tavolo il ritiro dai territori occupati oltreconfine, ha fatto intendere Zelensky. Mentre nel frattempo le sue forze armate hanno riferito di aver distrutto "migliaia di tonnellate di munizioni, provenienti anche dalla Corea del Nord" in due depositi a Krasnodar.
Un colpo apparentemente andato a segno, perché il governatore regionale ha disposto l'evacuazione dall'area di oltre un migliaio di residenti. Queste operazioni in territorio russo sono definite difensive dagli ucraini, in una fase in cui le truppe di invasione continuano a guadagnare terreno nel Donetsk, minacciando l'importante centro logistico di Pokrovsk: l'Armata è lontana una decina di chilometri appena. Kiev inoltre crede che il nemico abbia pianificato nuovi attacchi alle centrali nucleari, per compromettere ulteriormente la rete energetica in vista dell'inverno. Il rischio, quando c'è di mezzo un impianto atomico, è di un incidente con conseguenze "gravi", ha avvertito il ministro degli Esteri Andrii Sybiha. Condividendo le informazioni di intelligence con l'Aiea e gli alleati.
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