La Georgia ha annunciato che 107 persone sono state arrestate nel secondo giorno di proteste scatenate dalla decisione del governo di rinviare i colloqui sull'adesione all'Unione europea nel contesto della crisi post-elettorale. Il ministero dell'Interno di Tbilisi ha precisato che gli arrestati sono stati eseguiti per "disobbedienza agli ordini della polizia" e per "atti di teppismo" durante la manifestazione di venerdì sera, nel corso della quale la polizia ha utilizzato proiettili di gomma, gas lacrimogeni e idranti per disperdere migliaia di persone.
Notte di scontri
Il freddo intenso, le strade che circondano il Parlamento gremite di gente, i poliziotti in tenuta antisommossa pronti a scattare sulla folla, le bandiere blustellate dell'Unione Europea sventolate come vessilli di libertà. Poi i lacrimogeni, gli scontri, gli arresti. A Tbilisi, nella notte, si sono viste scene che ricordano fin troppo bene il Maidan ucraino di 10 anni fa. Come allora, il percorso di avvicinamento all'Ue è il pomo della discordia: il primo ministro Irakli Kobakhidze ha dichiarato infatti che il suo governo non cercherà di aprire i colloqui di adesione prima del 2028. Scatenando la protesta.
Passo indietro.
Le recenti elezioni legislative hanno visto la conferma del partito filorusso 'Sogno Georgiano' in un quadro però di violazioni diffuse - benché, stando alla missione di monitoraggio Osce, non tale da invalidare il voto alle urne. Una valutazione sibillina, che premia la strategia 'a bassa intensità' di Kobakhidze. Che oggi ha accusato l'opposizione e l'ambasciatore dell'Ue in Georgia di aver distorto le sue parole e ha insistito sul fatto che l'adesione all'Ue "entro il 2030" rimane la sua "massima priorità". Ma Kobakhidze dice una cosa e ne fa un'altra, come approvare la legge sulle Ong agenti stranieri di eco russa e poi quella contro la comunità Lgbt esattamente contrarie al profilo di un Paese candidato all'Ue. I parlamentari dell'opposizione stanno allora boicottando il nuovo parlamento, mentre la presidente della Georgia, Salome Zurabishvili, favorevole all'Ue, ha cercato di annullare i risultati delle elezioni attraverso la corte costituzionale del Paese. Zurabishvili, ieri notte, era per le strade insieme ai manifestanti e ricordava ai poliziotti il loro giuramento alla costituzione georgiana.
Gli scontri, stando al ministero dell'Interno, hanno provocato 32 feriti tra gli agenti e 43 arresti tra i manifestanti. Kiev, per l'appunto, ci vede del dolo. "L'Ucraina è delusa dalla decisione del governo georgiano di sospendere i negoziati di adesione fino al 2028", ha dichiarato il Ministero degli Esteri. "Questa decisione, così come l'uso della forza contro una protesta pacifica, è la prova della limitazione dei processi democratici nel Paese per compiacere Mosca". Il Consiglio d'Europa ha condannato quella che ha definito la "brutale repressione" dei manifestanti, esortando la Georgia a rimanere "fedele ai valori europei". L'annuncio del primo ministro di ritardare l'adesione è arrivato poche ore dopo che il Parlamento europeo aveva adottato una risoluzione non vincolante che respinge i risultati delle elezioni georgiane del 26 ottobre, sostenendo che vi siano state "significative irregolarità" - la risoluzione chiede poi un nuovo voto entro un anno sotto la supervisione internazionale e l'imposizione di sanzioni agli alti funzionari georgiani, tra cui Kobakhidze. Una posizione molto più netta - ma totalmente irrilevante - rispetto a quella di Consiglio e Commissione, che hanno criticato sì il governo, di fatto mettendo nel congelatore il processo di adesione, senza però arrivare ad imporre sanzioni o altre misure pratiche. In mezzo a una forte presenza di polizia, diverse migliaia di manifestanti si sono radunati nuovamente in serata davanti alla sede del Parlamento georgiano, bloccando il traffico sul viale principale di Tbilisi.
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