La vicenda di Cecilia Sala - sempre che non intervengano colpi di scena legati ad aspetti giudiziari - potrebbe seguire lo stesso copione andato in scena per altri stranieri arrestati dal regime, come Kylie Moore-Gilbert, l'accademica australiana-britannica che nel 2018 venne condannata a 10 anni in Iran per spionaggio e fu rilasciata due anni dopo in uno scambio con tre iraniani. Secondo Alessia Piperno il caso Sala somiglia più a questo che non al suo. Anche quello di Moore venne reso noto dopo un lungo silenzio.
Ricercatrice sul Medio Oriente alla Melbourne University, formatasi a Cambridge e specializzata sull'area del Golfo, Kylie Moore-Gilbert, che oggi ha 38 anni, era stata arrestata nel settembre del 2018 dai Pasdaran all'aeroporto di Teheran dopo aver partecipato a una conferenza con l'accusa di spionaggio a favore di un Paese straniero, espressione con cui l'Iran si riferisce solitamente a Stati Uniti e Israele o a loro stretti alleati. Contro di lei però non venne esibita alcuna prova. Dopo la condanna a 10 anni, la ricercatrice fu rinchiusa in isolamento a Evin da dove lanciò una campagna di resistenza a cominciare da diversi scioperi della fame.
Ha poi denunciato di essere stata vittima in carcere di percosse e torture psicologica, anche se in seguito la sua famiglia ha negato le notizie secondo cui aveva tentato il suicidio. Dopo un paio di mesi trascorsi per punizione nel carcere di Qarchak, alla periferia meridionale di Teheran - dove racconta di aver sofferto "di una grave forma di depressione" a causa delle cattive condizioni di detenzione accanto ad assassini e trafficanti di droga - viene riportata a Evin.
Successivamente le autorità di Teheran ne decidono il rilascio in cambio della liberazione di tre iraniani "detenuti all'estero".
Tornata in Australia, Kylie ha raccontato che gli iraniani tentarono di arruolarla come spia in cambio del rilascio: "Sapevo che il motivo per cui non si erano impegnati in veri negoziati con gli australiani era che volevano reclutarmi". E, commentando la detenzione di Alessia Piperno, all'epoca disse: "In questi casi non bisogna arrendersi all'estorsione di una falsa confessione. Qualunque sia il verdetto del tribunale iraniano bisogna ricordare che il loro scopo è stabilire un negoziato con l'Italia. Teheran arresta perché spera di aver qualcosa in cambio, ciò significa che a determinate condizioni sono disposti a lasciarti andare".
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