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Altri 2,5 miliardi di aiuti militari americani. Musk sprezzante: 'Zelensky campione di furti'

Altri 2,5 miliardi di aiuti militari americani. Musk sprezzante: 'Zelensky campione di furti'

Biden si affretta a sostenere Kiev prima che Donald Trump entri in carica. E il patron di Tesla ironizza

30 dicembre 2024, 23:21

di Valentina Brini

ANSACheck
Elon Musk © ANSA/EPA

Elon Musk © ANSA/EPA

Con le valigie ormai pronte, Joe Biden mette sul tavolo un maxi pacchetto, forse l'ultimo, di aiuti a Kiev per cercare di dissipare le ombre di un possibile stop del sostegno con l'imminente arrivo di Donald Trump: un imponente lasciato da 2,5 miliardi di dollari, il più corposo dall'aprile scorso, pensato per garantire supporto immediato e a lungo termine. Un sostegno che "arriva in un momento decisivo", ha sottolineato Volodymyr Zelensky, senza mancare di sottolineare che, nonostante la volontà del Cremlino di dettare la linea sulla fine del conflitto - con i proclami di Vladimir Putin liquidati come "parole vuote" da Washington - Mosca sta "intensificando i suoi attacchi brutali".

Ma da oltreoceano è arrivata dritta per lui la stoccata del prossimo Doge Elon Musk, che ha bollato il presidente ucraino come il "campione di furti di tutti i tempi". L'ultimo pacchetto dell'era Biden si compone di 1,25 miliardi di dollari dalle riserve del Pentagono e altri 1,22 miliardi stanziati attraverso la Ukraine Security Assistance Initiative. "Ho dato istruzioni alla mia amministrazione di incrementare l'assistenza a Kiev il più rapidamente possibile", ha sottolineato il Commander-in-chief, illustrando un piano che combina il rilancio della base industriale della difesa per rifornire le scorte con armi di nuova generazione e la fornitura di droni, munizioni per lanciarazzi multipli Himars, missili a guida ottica, sistemi anticarro, munizioni aria-aria e pezzi di ricambio per veicoli terrestri per rafforzare le linee ucraine durante l'inverno e mantenere alta la pressione sul campo di battaglia.

La diplomazia intanto va avanti in attesa del 20 gennaio: Mosca ha confermato lo scambio di 300 prigionieri con Kiev, reso possibile grazie alla mediazione degli Emirati Arabi. Ma il Cremlino punta ad arrivare al cambio della guardia alla Casa Bianca in una posizione di forza: il dialogo con Donald Trump si preannuncia tutt'altro che agevole anche nelle parole del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov che ha respinto con fermezza le ipotesi di tregua proposte dal futuro inquilino della Casa Bianca, ribadendo la volontà di Mosca di puntare a una pace che sancisca il pieno controllo sui territori conquistati. Anche a Bruxelles, dove cresce l'ansia per le possibile nuove turbolenze sul mercato del gas, nessuno si illude su un rapido successo del futuro negoziato tra Putin e Trump.

La grande crisi energetica del continente del 2022, con depositi vuoti e prezzi alle stelle, sembra ormai lontana, ma i segnali fanno tremare la squadra di Ursula von der Leyen e i Ventisette: l'imminente scadenza (il 31 dicembre) del contratto per il transito del gas russo attraverso l'Ucraina, combinata ai ricatti di Trump e alle minacce del Qatar, sta già spingendo i prezzi al rialzo, con le quotazioni al Ttf di Amsterdam che si mantengono sotto i 47 euro al megawattora, ben lontano dai 300 dell'estate 2022 ma vicino alla soglia dei 50 euro che inizia a destare preoccupazioni. Quanto basta per riaccendere le tensioni tra i governi, con la Slovacchia di Robert Fico e l'Ungheria di Viktor Orban, teste di ponte del Cremlino nel cuore dell'Europa, impegnate a giurare vendetta nei confronti di Zelensky. Kiev, nonostante incassi dal contratto con Mosca quasi un miliardo di euro all'anno in commissioni, ha chiuso la porta all'idea di prorogare l'accordo trovando la sponda di Bruxelles, determinata ad azzerare le forniture russe entro il 2027. Un altro fronte caldo sul quale si aspetta l'arrivo di Trump, che ha già svelato il suo ricatto: evitare nuovi dazi commerciali sarà possibile solo a patto che il continente aumenti gli acquisti di petrolio e gnl dagli Stati Uniti. Ursula von der Leyen per ora ha fatto buon viso a cattivo gioco, annunciando l'intenzione di incrementare le importazioni di gas liquefatto americano. Ma il conto da pagare si preannuncia salato per un nuovo capitolo della complessa partita energetica europea.

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