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Sì di Netanyahu alla tregua: 'Ma liberino tutti i rapiti'

Sì di Netanyahu alla tregua: 'Ma liberino tutti i rapiti'

'Hamas non ha risposto, aspettiamo le mappe da Israele'. Lo dice un funzionario della fazione palestinese a Reuters. Blinken, 'l'Anp dovrà gestire Gaza nel dopoguerra con l'Onu'

ROMA, 14 gennaio 2025, 21:49

di Silvana Logozzo

ANSACheck
'Hamas non ha risposto, aspettiamo le mappe da Israele ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

'Hamas non ha risposto, aspettiamo le mappe da Israele ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La tregua a Gaza è a un passo ma l'unico punto chiaro dei negoziati tra Israele e Hamas - mediati da Usa, Qatar e Egitto - sembra essere solo la prima fase dell'accordo e del rilascio degli ostaggi. Stando alla bozza sulla quale si aspetta da un momento all'altro la fumata bianca, nel primo dei 42 giorni di cessate il fuoco è prevista la liberazione di tre donne civili e dei due bambini Kfir e Ariel Bibas, di cui non si hanno notizie da più di un anno e che, secondo Hamas, sono morti in un bombardamento israeliano insieme con la madre Shiri.

La settimana successiva sarà la volta delle cinque soldatesse e delle cosiddette liste umanitarie che comprendono donne, anziani e persone estremamente malate, per un totale di 33 ostaggi. Le autorità israeliane non hanno confermato ufficialmente ma si stima che la maggior parte delle persone destinate al rilascio siano ancora vive.

La fase due sarà discussa nel mentre. E nonostante il Qatar affermi che "sono state superate le principali controversie e si stia raggiungendo la conclusione dell'accordo nei dettagli", resta il fatto che almeno durante la prima parte della tregua rimarranno ancora prigionieri a Gaza 22 ostaggi israeliani considerati vivi, 36 morti e i rapiti tailandesi e nepalesi. Nessun terrorista coinvolto nel massacro del 7 ottobre sarà rilasciato, come da veto imposto da Israele, così come il corpo di Yahya Sinwar non farà ritorno a Gaza. Nessun'altra precisazione, anzi molti silenzi hanno pesato sulla giornata, che a Doha - dove si tengono i colloqui - sembrerebbe invece essere stata frenetica. Specie dopo che Hamas, atraverso fonti egiziane, ha fatto trapelare il suo sì ufficioso al piano. Per avere la risposta ufficiale, sembra che la leadership di Gaza, guidata da Muhammad Sinwar, fratello del defunto Yahya, voglia aspettare che si pronunci Israele per primo.

Video Medio Oriente, ecco la bozza dell'accordo che fa sperare

 

Dal canto suo Benyamin Netanyahu, che in serata ha convocato una riunione d'urgenza con i vertici della sicurezza, non ha fatto dichiarazioni, né ha diffuso note. Le sue parole nel corso della giornata sono state riferite indirettamente dai familiari degli ostaggi che ha incontrato in due diversi momenti: "Sono pronto per un cessate il fuoco prolungato, a condizione che tutti i rapiti vengano rilasciati. E' questione di giorni o ore. Aspettiamo la risposta di Hamas e poi può iniziare subito", ha detto. Aggiungendo che "tutte le notizie che circolano ora sono speculazioni".

Inoltre quando Donald Trump entrerà alla Casa Bianca, "le regole del gioco cambieranno sostanzialmente. Ogni violazione del cessate il fuoco riceverà una risposta dura e potente, e una forma di combattimento che non abbiamo ancora visto". A metà giornata il primo ministro ha incontrato un altro gruppo di parenti dei rapiti a cui ha descritto genericamente la situazione: "Gli accordi sono solo per la prima fase, e siamo molto preoccupati per la seconda e la terza. Esigiamo che ci sia continuità tra i diversi momenti dell'intesa, che la seconda parte inizi immediatamente al termine della prima e si concluda in modo continuo e immediato fino all'ultimo ostaggio, affinché nessuno, in nessuna fase e in nessun caso, resti indietro".

Secondo fonti palestinesi, i colloqui a Doha si concludono oggi, dopo che nella capitale del Qatar è arrivata per ultima la delegazione della Jihad islamica. Nel mentre, diversi collaboratori di Netanyahu hanno tenuto incontri con il ministro di ultradestra Bezalel Smotrich, ferocemente contrario all'accordo - che ritiene una resa - per cercare di convincerlo invece a sostenerlo, o perlomeno ad evitare di far cadere il governo: in cambio, l'offerta comporta un pacchetto di misure di compensazione incentrate sul rafforzamento della presenza di Israele in Cisgiordania. In serata, i Paesi mediatori hanno riferito a Israele che c'è un ritardo nella risposta ufficiale di Hamas e che stanno esercitando pressioni. In risposta la fazione palestinese ha fatto sapere a Reuters che a Gaza sono in attesa della mappa del ritiro dell'Idf dalla Striscia. Ma funzionari di Gerusalemme hanno alleggerito la tensione dichiarando alla tv pubblica Kan che "la risposta potrebbe arrivare in qualsiasi momento: siamo agli sgoccioli".

 L'attesa è diventata snervante per le famiglie dei rapiti che, insieme con migliaia di dimostranti, manifestano nella cosiddetta piazza dei rapiti a Tel Aviv. Dove li ha raggiunti l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant: "Questo accordo è giusto, è importante farlo, sostengo il governo. Mi vergogno di Smotrich e Ben Gvir (contrari). Non è né umano, né ebreo", ha dichiarato. A Gerusalemme invece hanno marciato verso l'ufficio del premier proprio i sostenitori dei due ministri di destra per protestare contro l'intesa che si profila a Doha. Nella notte più lunga, chissà se gli ostaggi ancora in vita hanno saputo che davvero potrebbe essere solo questione di ore. 

 

 

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