La Francia ospiterà giovedì 27 marzo a Parigi un nuovo vertice della coalizione dei volenterosi sull'Ucraina.
Lo ha annunciato il presidente francese Emmanuel Macron al termine del vertice Ue. Al summit parteciperà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
L'Arabia Saudita torna protagonista della diplomazia sull'Ucraina. Lunedì Riad ospiterà un nuovo round di colloqui, con la regia degli Stati Uniti, per tentare di far passi avanti su una tregua ancora rimasta sulla carta, come dimostra l'ennesima battaglia di droni che ha oscurato i cieli russi e ucraini. E se un negoziato diretto tra Mosca e Kiev è ancora prematuro, gli emissari di Donald Trump vedranno separatamente, nella stessa giornata, i team inviati da Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin.
Nel pieno di questa partita, il Cremlino non ha perso l'occasione per ribadire che solo Washington è un interlocutore credibile per la pace, mentre al contrario gli europei si stanno riarmando contro la Russia, facendo prevalere "il partito della guerra". Il secondo giro di consultazioni per un cessate il fuoco in Ucraina, con i buoni offici di Mohamed bin Salman, era già nell'aria, ma ora è stata formalizzata la data del 24 marzo. La novità è che russi e ucraini saranno contemporaneamente a Riad, anche se con delegazioni "tecniche", quindi non al più alto livello di funzionari come era accaduto nei precedenti incontri. Mosca, in particolare, ha fatto sapere che sarà rappresentata da Grigory Karasin, presidente della commissione per gli affari internazionali del Senato, e Sergei Beseda, consigliere del capo dei servizi dell'Fsb.
Sul tavolo del confronto a distanza, due dossier paralleli ma collegati. Da una parte, il via libera effettivo al cessate il fuoco di 30 giorni limitato alle infrastrutture, concordato da Trump nelle ultime telefonate con Putin e Zelensky. Dall'altra, l'avvio di una discussione su una tregua estesa anche al mare. La strada del negoziato appare ancora una volta accidentata, perché la mediazione fin qui condotta dalla Casa Bianca ha prodotto soltanto intese verbali tra Mosca e Kiev, che non sono state suffragate dai fatti, con le parti che anzi hanno continuato ad accusarsi a vicenda di volere sabotare la tregua. Il risultato, uno sciame di 171 droni lanciati durante la notte contro l'Ucraina, ed in risposta il "più massiccio attacco di sempre" condotto dai velivoli senza pilota di Kiev contro Saratov, come denunciato dal governatore della regione russa. In attesa di svolte da Riad sulla tregua, Mosca guarda con irritazione alle mosse dell'Ue, che ha confermato il proprio sostegno senza cedimenti a Kiev e che vede nella Russia una crescente minaccia alla sicurezza dell'intero continente. Nel mirino del Cremlino c'è il piano di riarmo proposto della Commissione von der Leyen, che è arrivato sul tavolo del Consiglio dei leader. "Ogni giorno sentiamo molti segnali da Bruxelles e dalle capitali, quelli principali ora riguardano ora i piani per militarizzare l'Europa", ha affermato il portavoce di Putin Dmitry Peskov, aggiungendo che questi piani sono "chiaramente dissonanti con l'umore dei presidenti di Russia e Stati Uniti di cercare modi per avviare un processo di soluzione pacifica". A rincarare la dose ci ha pensato la portavoce della diplomazia di Mosca: "I più accaniti di Berlino e di altre capitali europee devono sapere che risponderemo con rapidità e fermezza a qualsiasi aspirazione militaristica, per prevenire qualsiasi minaccia alla nostra sicurezza", ha avvertito Maria Zakharova. Puntando il dito soprattutto sulla Germania, che ha approvato una storica modifica costituzionale per consentire massicce spese militari..
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