Potrà l'accordo sul nucleare porre rimedio all'"infelicità degli iraniani"? Vista da qui, la domanda ha un senso immediato, in quanto da anni la società e poi anche le istituzioni si interrogano sulla "felicità sociale" del Paese. Fra quanti ne hanno parlato anche il ministro dell'Interno Abdolreza Rahmani Fazli: "dovremmo lavorare mano nella mano" per farla crescere, ha detto, fornendo strutture e servizi. Certo, "talvolta ci sono scontri" di vedute sul tema, "ma l'Islam pone l'accento sulla felicità delle persone virtuose". E ha suggerito la promozione di programmi per il turismo e lo sport, ad esempio, in modo anche da prevenire "vizi sociali" come droghe e tossicodipendenze.
Un intervento che trova sulla stessa linea il sindaco di Teheran Mohammad Bagher Qalibaf, politico conservatore ma promotore di importanti progetti per la capitale. "Come amministratori - ha detto sui media locali - dovremmo sforzarci per cambiare la società e renderla più serena".
Nel "World Happiness Report" del 2015, del resto, l'Iran si colloca al posto n.110 su un totale di 158 Paesi. Il tema è stato al centro di vari dibattiti e sui giornali se ne parla spesso, come anche della depressione come manifestazione clinica diffusa. Una condizione cui molti giovani reagiscono, ha osservato qualcuno, cogliendo ogni occasione per riversarsi nelle strade a festeggiare - i cortei di vetture in viale Vali Asr dopo l'intesa sul nucleare non erano molto diversi, del resto, da quelli per le vittorie dell'Iran sulla squadra Usa di pallavolo. Alcuni accusano inoltre la tv pubblica di non favorire un clima di serenità, anche nelle ricorrenze che dovrebbero essere festose.
Interpellata dall'ANSA, la psicoterapeuta Shirin Ahmadi rileva che il disagio interessa tutte le fasce d'età: negli adolescenti si esprime con forme più marcate dei tipici comportamenti di rottura, ma le poche occasioni di divertimento fuori casa li inducono anche a chiudersi tra computer e videogiochi. C'è malcontento anche tra i giovani adulti, ostacolati da disoccupazione e problemi economici nei loro progetti di indipendenza e matrimonio, anche se aumentano le coppie che convivono (i 'matrimoni bianchi').
Ma crescono pure i divorzi. E i giovani soffrono anche per le grandi differenze sociali, con molte donne in cerca più di soldi che di amore nel loro matrimonio. "Dalla rivoluzione del 1979 - racconta Maryam, professionista di 46 anni - c'è stata battaglia sulla musica, nei primi tempi proibita anche nei matrimoni e nelle feste private, mentre in tv si vedevano solo mullah, lamentazioni religiose o cartoni animati giapponesi. Poi ci sono stati gli anni di guerra con l'Iraq, i martiri al fronte di cui vi sono ancora le effigi nelle strade, gli attacchi chimici, i soldati tornati con traumi psichici, le vedove, i tanti che hanno lasciato il Paese, creando un vuoto nelle famiglie e il dolore della perdita anche in loro".
E poi ancora il clima di contrapposizione con Usa e Israele, i timori per le minacce di attacchi militari. Le basi per una sofferenza che perdura, anche se - sottolinea - gli iraniani cercano comunque di mantenere il loro umorismo e il radicato istinto alla festa e alla socialità. Ed a cui si sono sommati i drammi e le delusioni di tanti dopo la repressione dell'Onda verde del 2009. E poi ci sono le piccole e grandi restrizioni quotidiane, dall'obbligo del velo alla separazione dei sessi nello sport: nulla di intollerabile, ma che a lungo andare condizionano l'umore.
Ma questa situazione potrà cambiare con l'accordo sul nucleare? "Dal punto di vista psicologico porterà all'inizio nuova energia - risponde Maryam - ma sarà il governo di Rohani forte abbastanza per rispondere alle attese?".