Il Governo italiano condanna con massima fermezza l'orrenda esecuzione di Alireza Akbari. Esprimiamo solidarietà a famiglia e Regno Unito. Chiediamo all'Iran di interrompere questa barbara spirale di violenza contro chi manifesta pacificamente e legittimamente". Lo scrive la Farnesina, sul profilo Twitter.
L'ultimo pressante appello da Londra e Washington per fermare l'esecuzione era arrivato appena il giorno prima. Parole rimaste inascoltate. Poco dopo l'alba il notiziario ufficiale della magistratura iraniana Mizan ha riferito che il cittadino britannico-iraniano Alireza Akbari, 61 anni, è stato impiccato con l'accusa di spionaggio per conto dell'intelligence britannica. Il ministero dell'Informazione della Repubblica islamica ha descritto Akbari, vice ministro della Difesa ai tempi del presidente Khatami, come "uno dei più importanti agenti del servizio di spionaggio britannico". In un file audio ottenuto da Bbc Persia, il condannato a morte aveva negato con forza le accuse contestando che contro di lui Teheran non aveva alcuna prova. E aggiungendo di essere stato torturato, drogato e interrogato per più di 10 mesi per estorcergli false confessioni. Il fratello di Akbari, Mehdi, ha riferito ai media internazionali che Alireza era uno dei consiglieri dei negoziati sul nucleare ed era stato invitato in Iran direttamente dal generale Ali Shamkhan, segretario del Consiglio supremo di sicurezza nazionale dell'Iran. Il Regno Unito aveva moltiplicato gli appelli per salvargli la vita e offerto l'assistenza diplomatica. Ma l'Iran non riconosce la doppia cittadinanza. Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha definito l'impiccagione un "atto vile, compiuto da un regime barbaro che non rispetta i diritti umani del proprio popolo". "Sono sconvolto", ha dichiarato. Da Londra ha parlato anche il ministro degli Esteri James Cleverly che ha affermato: "Questo atto merita la nostra più ferma condanna e non resterà senza risposta". A stretto giro, la Repubblica degli ayatollah ha convocato l'ambasciatore britannico a Teheran. Nell'incontro con Simon Shercliff il ministero degli Esteri iraniano ha deplorato gli "atti di sabotaggio del governo britannico". Una dura presa di posizione è arrivata pure da Parigi che ha condannato "con la massima fermezza" l'esecuzione. "L'incaricato d'affari dell'ambasciata iraniana a Parigi è stato nuovamente convocato questa mattina dal ministro Catherine Colonna per manifestargli indignazione" e per avvertirlo che "le reiterate violazioni del diritto internazionale non possono rimanere senza risposta". Sulla vicenda è intervenuta anche Amnesty International: "L'esecuzione mostra ancora una volta l'aberrante attacco al diritto alla vita dell'Iran". Tra le accuse di Teheran ad Akbari anche l'affermazione che avesse fornito all'intelligence britannica informazioni sullo scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh, assassinato il 27 novembre 2020. Ma in quel periodo Akbari era già detenuto. Arrestato più di tre anni fa durante una visita a Teheran autorizzata dallo Stato, Alireza Akbari è stato condannato a morte in estate, ma solo nei giorni scorsi il governo iraniano ha reso noto che sarebbe stato giustiziato. Giovedì la moglie di Akbari ha dichiarato al Guardian che il marito era "vittima di una lotta di potere interna" all'Iran. Alcuni analisti sostengono che sia stato preso di mira da un ramo dei servizi segreti degli ayatollah per minare il potente Ali Shamkhani, segretario dal 2013 del Consiglio nazionale supremo, ma in precedenza a lungo segretario alla Difesa sotto Khatami. Shamkhani e Akbari erano molto vicini e l'attacco ad Akbari viene interpretato come un modo per minare gli sforzi di Shamkhani di rimanere in carica. Se così fosse, sarebbe un ulteriore colpo per coloro che sperano che l'Iran non volti del tutto le spalle all'Occidente.