(ANSA) - ROMA, 09 AGO - Il primo presidente della Repubblica
del Kazakhstan, Nursultan Nazarbayev, "lascia ai suoi successori
ed alle generazioni future una eredità politica - costellata di
istituzioni e di prassi -, che certamente andrà implementata in
ragione delle mutate condizioni che la storia presenterà loro,
ma da cui non potranno prescindere". E' il parere dell'esperto
Tiberio Graziani, Chairman Vision & Global Trends dell'
International Institute for Global Analyses, secondo quanto
riporta una nota dell'ambasciata kazaka. "È sempre difficile
trovare un filo conduttore che congiunga l'intera esperienza
politica di uno statista, specie se questa si dipana lungo un
arco temporale nel corso del quale si sono succeduti eventi
politici, economici e sociali di rilevanza storica e
rivolgimenti geopolitici epocali. Nell'azione politica di uno
statista di lungo corso, poi, spesso prevalgono - sottolinea
l'esperto - le istanze tattiche ed un pragmatismo tali che
oscurano e svalorizzano gli obiettivi strategici enunciati, fino
al punto di snaturarli. Come in altri ambiti, anche in quello
politico è sempre presente, infatti, l'eventualità di quel
processo che viene definito come l'eterogenesi dei fini". Nel
caso di Nazarbayev, "ciò non è avvenuto. E non è avvenuto -
secondo l'esperto - non solo in ragione della sua tempra
psicologica, delle sue doti caratteriali, delle competenze e
delle variegate esperienze umane e politiche che ne hanno ad un
tempo favorito, forgiato e consolidato il suo ruolo di
'servitore del bene comune', ma anche e soprattutto per una
'visione globale' della politica internazionale e del destino
del Kaazakhstan in questa visione. L'essere un civil servant,
direbbero gli inglesi, o un grand commis d'État, i francesi, è
la cifra che sembra contraddistinguere meglio di altre il
percorso di Nazarbayev quale uomo pubblico. Il servizio per il
bene comune è stato infatti - aggiunge Graziani - l'imperativo
cui ha tenuto fede con senso di responsabilità e di equilibrio
sia nella passata esperienza sovietica sia in quella inaugurata
trent'anni fa con la proclamazione della Repubblica del
Kazakhstan. Nazarbayev ha fatto tesoro della sua esperienza
sovietica cogliendone gli aspetti positivi e stando attento a
non ripercorrerne gli errori. Ma l'opportunità storica di
costruire ex novo la repubblica e lo stato nazionale del
Kazakhstan dopo il collasso sovietico hanno, in un certo qual
modo, messo in evidenzia - prosegue l'esperto - le sue
peculiarità di statista proattivo sulle questioni della pace e
del raggiungimento dell'armonia internazionali". "Pace ed
armonia paiono essere, dunque, due tra i principali vettori
della visione politica di Nazarbayev".
"L'essere al centro della parte asiatica della massa
continentale eurasiatica e ai confini di due giganti, quali sono
indubbiamente la Federazione russa e la Repubblica popolare di
Cina, pongono infatti la sfida dell'autonomia e del
perseguimento dell'interesse nazionale kazaki. Tale centralità
geografica pone anche la necessità di trovare una posizione che
soddisfi la propria vocazione geopolitica quale perno essenziale
per il mantenimento della stabilità regionale. A distanza di
trent'anni, possiamo dire che l'obiettivo è stato raggiunto:
fortunatamente per la regione, ma anche per il Globo intero, la
stabilità è stata, fino ai nostri giorni, mantenuta grazie alle
politiche volte alla pace ed alla cooperazione internazionale
perseguite dal primo presidente kazako". Il primo presidente del
Kazakhstan ha anche "dovuto affrontare la grande sfida",
relativa alla "frammentazione sociale, etnica e religiosa cui il
l'intero corpo della giovane Nazione poteva incorrere. Il
Kazakhstan è un paese multietnico, permeato da culture varie e
sensibilità religiose diverse; nell'epoca degli identitarismi
ideologici e degli egoismi neonazionalisti o del cosiddetto
scontro di civiltà - per dirla con le parole dello scienziato
politico statunitense Samuel P. Huntington - solo una oculata
politica volta all'armonia ha potuto salvare questo Paese dalla
catastrofe, e con esso la stabilità dell'intera regione
centroasiatica". Le iniziative di Narzabayev "riguardo alla
pace ed all'armonia non si limitano però al solo perimetro
nazionale e/o regionale. Esse, infatti, vengono declinate ed
implementate per circa un trentennio in ambito globale. Il
progetto ATOM, promosso a livello ONU, ad esempio, costituisce
un concreto passo verso il disarmo nucleare mondiale, così come
le iniziative volte alla costituzione della Unione eurasiatica
rappresentano un passo verso non solo una cooperazione regionale
ma un elemento per il raggiungimento di una maggiore armonia in
campo economico e politico a livello mondiale. Anche le
iniziative volte al Dialogo di Civiltà, dapprima volte ad
assicurare una 'pace' domestica tra le varie sensibilità
religiose, si ampliano con i Forum dedicati alle questioni
internazionali più scottanti (Iran, Siria, Caucaso, ecc.), fino
a rendere il Kazakhstan il Paese ove confrontarsi con franchezza
al fine di trovare soluzioni concrete al di fuori di pregiudizi
ideologici di parte", conclude Graziani. (ANSA).