Il dossier di Wikileaks in cui si parla dello "spionaggio americano" ai danni di Silvio Berlusconi ed alcuni suoi consiglieri, quando il Cavaliere era presidente del Consiglio, continua ad agitare governo e partiti. Dopo la levata di scudi di Forza Italia e la richiesta di chiarimenti all'Esecutivo, le intercettazioni 'made in Usa'(giudicate "inaccettabili" dal governo) finiscono sul tavolo della procura di Roma che decide di aprire un indagine. Un fascicolo, fanno sapere da piazzale Clodio, senza ipotesi di reato nè indagati e che contiene anche una serie di articoli dedicati dalla stampa al caso. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi, Marco Minniti, ha incontrato a palazzo Chigi i capigruppo di Fi, mentre il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, intervenendo in Aula alla Camera, non ha dubbi: "Un'attività intercettiva verso un governo alleato degli Stati Uniti per noi sarebbe inaccettabile". La titolare dei Rapporti con il Parlamento replica ad un'interrogazione del capogruppo azzurro Renato Brunetta rassicurando il Parlamento che "tutti gli elementi che emergeranno saranno prontamente riferiti dal governo". Per Boschi "urge in chiarimento" ed in questo senso il ministro ricorda la convocazione dell'ambasciatore americano. I chiarimenti forniti dal ministro delle Riforme ottengono il pollice alzato da parte degli azzurri: "Ministro la stupirò - replica Brunetta - ma sono soddisfatto della sua risposta". L'ex ministro del governo Berlusconi però ne approfitta per rilanciare uno dei suoi cavalli di battaglia e cioè l'istituzione di una commissione d'inchiesta sui fatti del 2011 e che vada a ritroso di 10 anni: "Le dico - osserva ancora Brunetta rivolto alla Boschi - che quello che e' successo a noi quando eravamo al governo ora può succedere ora a voi".
L'intenzione di Forza Italia è di andare fino in fondo a questa storia tanto che di buon mattino Brunetta insieme a Paolo Romani, presidente dei senatori azzurri varca il portone di palazzo Chigi per incontrare Minniti. Un'ora e mezza di riunione in cui i due capigruppo "hanno manifestato grande preoccupazione e inquietudine per quanto emerso evidenziando con determinazione il rischio concreto di una violazione che si configura come attacco alla nostra sovranità nazionale". Gli occhi sono ora puntati sulla riunione del Copasir (il comitato per la sicurezza) in programma per giovedì dove proprio Minniti sarà ascoltato sul dossier intercettazioni oltre che sul caso Regeni. La richiesta avanzata da Fi è quella di poter assistere visto che nel comitato non è presente nessun rappresentate azzurro. In caso contrario - fanno sapere - saremo pronti a dare battaglia. L'assenza del Copasir è "un'anomalia gravissima" per Deborah Bergamini che giudica "inammissibile che vi siano 3 esponenti del Pd e del M5S e nessuno di Forza Italia". Va all'attacco anche Matteo Salvini, leader della Lega Nord che chiede di "rimettere in discussione l'onnipresenza degli Stati Uniti in Italia. Io - mette in chiaro il segretario del Carroccio - sono amico di tutti basta che gli altri rispettino il nostro lavoro".