Angela Merkel ha stretto accordi con 14 partner europei, per velocizzare le procedure di respingimento dei migranti registrati in altri Paesi, oltre ai due patti - anche più incisivi - siglati con Grecia e Spagna, contro i movimenti secondari. In un documento di 8 pagine, consegnato agli alleati di governo, la cancelliera ha comunicato i risultati del vertice Ue: decisivi per salvare la Grosse Koalition e la sua leader. E per fare in modo che nessuno perda la faccia. Nella guerra fratricida esplosa nella cosiddetta Unione, ci sono in gioco reputazione e credibilità della Cdu, che ha sostenuto la Bundeskanzlerin, come dei bavaresi cristiano-sociali, ribellatisi al seguito del ministro Horst Seehofer. Cancelliera e ministro si incontrano stasera in cancelleria, mentre domani toccherà ai parlamentari e ai presidi dei partiti. Fra le misure previste, cruciale anche il ricorso ai "centri AnKER" (ne sono previsti 6 nel "masterplan" di Seehofer) per i migranti registrati altrove. In questi luoghi (l'acronimo sta per 'Arrivo, Decisione, Distribuzione o Respingimento') è previsto "l'obbligo di residenza". Gli esiti del summit hanno provocato reazioni soddisfatte fra molti conservatori a Berlino, e il presidente della Baviera, Markus Soeder, ha trovato i risultati superiori alle attese. "La Baviera ha aiutato a muovere le cose". Il partito sta per ora studiando le misure, prima di sciogliere le riserve. Un piccolo colpo di scena è arrivato, invece, da Budapest e Praga, che hanno smentito di essere fra i 14 paesi su cui Merkel potrebbe contare. "Notizie allarmanti prive di senso", per il premier ceco Babis, che non vuol dare l'impressione di aver aperto le porte ai ricollocamenti. Fra i 14 Stati citati nel documento ci sono anche Polonia, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Olanda Portogallo e Svezia. Con questi, Merkel avrebbe concordato accordi amministrativi per velocizzare le procedere di riconsegna previste da Dublino. Con Atene e Madrid, si è previsto invece il ritiro dei rifugiati registrati Eurodac (database europeo delle impronte digitali) che vengano individuati ai confini.