Il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky voleranno insieme questa mattina da Parigi al vertice dei capi di Stato e di governo dell'Ue a Bruxelles: lo ha reso noto l'Eliseo.
Parlando a Parigi, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto all'omologo francese Emmanuel Macron e al cancelliere tedesco Olaf Scholz aerei e armi pesanti "il prima possibile".
"Prima l'Ucraina otterrà le armi pesanti, prima i nostri piloti otterranno aerei moderni, prima il nostro esercito sarà forte con i carri armati, prima potremo tornare alla pace in Europa": lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nella dichiarazione congiunta a Parigi con Emmanuel Macron e Olaf Scholz.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha assicurato all'omologo ucraino Volodymyr Zelensky la sua volontà di continuare lo "sforzo" per consegnare le armi a Kiev, in occasione della dichiarazione congiunta all'Eliseo con il leader ucraino e il cancelliere tedesco Olaf Scholz.
Il presidente francese Emmanuel Macron, in occasione della dichiarazione congiunta all'Eliseo di Parigi con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha espresso al leader di Kiev "la solidarietà, il sostegno e la volontà di accompagnare l'Ucraina verso la vittoria, verso la pace, e verso l'Europa". L'Ucraina può contare sui suoi partner europei e internazionali per "vincere la guerra", ha assicurato Macron, dicendo che Kiev può "contare su di noi per costruire la pace''.
Il G7 sta valutando sanzioni nei confronti delle aziende in Cina, Corea del Nord e Iran che ritengono responsabili di fornire alla Russia componenti e tecnologia a scopo militare. Lo riporta l'agenza Bloomberg citando alcune fonti, secondo le quali le valutazioni si inseriscono nell'ambito di un pacchetto di misure allo studio da varare entro il 24 febbraio, l'anniversario dell'invasione dell'Ucraina.
"Date ali alla libertà". L'immagine è poetica, ma le parole del primo tour europeo di Volodymyr Zelensky dall'inizio della sanguinosa invasione russa dell'Ucraina di quasi un anno fa segnano una richiesta forte e chiara di accelerazione dell'escalation di forniture belliche a Kiev, sotto forma di "aerei da combattimento" invocati a mo' di arma cruciale per cercare di raggiungere l'obiettivo più arduo, eppure indicato quasi come destino inevitabile: "Sconfiggere la Russia". Il presidente ucraino ha scelto Londra - prima di proseguire in serata per Parigi per un trilaterale con i leader di Francia e Germania e domani per Bruxelles in veste di ospite d'onore di un Consiglio Europeo straordinario - come prima meta di questo viaggio, il secondo in assoluto dallo scoppio dello ostilità, dopo la visita lampo del 21 dicembre alla superpotenza Usa. E non è stato un caso. Piuttosto un riconoscimento del ruolo svolto dal governo di Rishi Sunak, ma soprattutto dall'ex premier Boris Johnson, per tenere unito il fronte degli alleati occidentali di Kiev "quando questo sembrava impossibile". "Sono qui per dirvi grazie a nome dei coraggiosi, degli eroi che combattono in trincea per ripristinare la sovranità dell'Ucraina sui suoi territori", ha esordito a voce piena Zelensky intervenendo dinanzi al Parlamento del Regno al gran completo - dopo essere stato accolto da Sunak al numero 10 di Downing Street e prima di una calorosa udienza a Buckingham Palace - sotto le volte solenni di Westminster Hall, come concesso in passato a Charles De Gaulle. Una premessa accompagnata dal tripudio di ovazioni tributategli da deputati e lord di tutti i partiti schierati e suggellata dall'esaltazione dell'eredità storica della democrazia britannica, del "coraggio" della sua gente. Ma seguita anche da un sollecitazione accorata, se non ultimativa - indirizzata all'Occidente nel suo insieme - a fare un passo ulteriore per affrettare il cammino verso un traguardo evocato come certo: "la vittoria" sul campo "quest'anno". "Io vi domando, e domando al mondo, aerei da combattimento per l'Ucraina, ali per la libertà", ha intonato con passione Zelensky, barba incolta e maglione militare kaki indosso, prima di presentarsi in questa tenuta che è diventata la sua uniforme d'ordinanza d'ogni occasione pubblica dal 24 febbraio scorso in avanti pure di fronte a re Carlo III. In cambio la promessa è quella di "ripagare" gli alleati "con la vittoria" su Vladimir Putin, additato come "il male", come futuro imputato "con i propri sodali" di una corte di giustizia internazionale ad hoc e come leader di un Paese condannato nei suoi auspici a pagare in avvenire i costi "dell'occupazione atroce" e del "terrorismo missilistico" inflitti all'Ucraina. Nel nome di una convinzione animata da ambizioni quasi profetiche: "Sappiamo che la libertà vincerà, sappiamo che la Russia perderà e sappiamo che la nostra vittoria cambierà il mondo". Di qui l'invito a Sunak - apripista di recente sul via libera ai carri armati pesanti europei a Kiev - a seguire fino in fondo l'esempio di Johnson, l'amico "Boris", esaltato personalmente per aver schierato il Regno "al fianco dell'Ucraina dal giorno uno", prima e più risolutamente di altri leader occidentali. Invito ribadito poi nella conferenza stampa congiunta con il primo ministro in carica tenuta di fronte a uno dei moderni tank Challager-2 (che Londra conta di consegnare a Kiev per fine marzo) in una base del Dorset dove i britannici già addestrano da tempo militari ucraini. Al di là della dichiarazione unitaria firmata da due leader a suggello "dell'amicizia infrangibile" proclamata tra le rispettive nazioni, l'appello è esplicito: non servono più soltanto armi difensive, ma strumenti - "missili a lungo raggio" compresi - in grado di avvicinare quella "vittoria militare decisiva" che anche Sunak richiama; di contrastare "i droni iraniani"; di "distruggere" le forze russe; di costringerle a "preoccuparsi di una nostra controffensiva". Richieste che Zelensky ha esteso in serata a Emmanuel Macron e Olaf Scholz, preparandosi a fare lo stesso domani a Bruxelles con l'intera platea dei leader Ue, Giorgia Meloni inclusa, con la quale avrà un faccia a faccia; in aggiunta alle pressioni per un cammino facilitato verso la promessa adesione di Kiev al club dei 27. Anche se per ora gli spiragli - almeno sulla questione esplosiva della fornitura dei cacciabombardieri, che significherebbe sfiorare l'orizzonte di uno scontro diretto fra Nato e Russia, come lasciato immediatamente balenare nero su bianco dall'ambasciata del Cremlino a Londra - sono al massimo parziali. Con la Germania che si limita a glissare, affrettando le scadenze sulla "speranza" di trasferimento in Ucraina di "un primo battaglione" di suoi panzer Leopard-2 per marzo-aprile. O lo stesso Regno Unito che, per bocca di Sunak, si spinge ad oggi ad assicurare solo genericamente di non "escludere nulla dal tavolo", ma senza andare oltre l'impegno immediato d'allargare i programmi di addestramento britannici a "piloti e marines ucraini" o di fornire di armi "a più lungo raggio". E confinando ogni concreta ipotesi sui jet nel novero delle "soluzioni da tempi lunghi".
Mosca e Roger Waters. Il fondatore dei Pink Floyd, invitato dalla Russia a parlare alla riunione del Consiglio di Sicurezza chiesta da Mosca sull'Ucraina, ha lanciato un appello ad una tregua. "Presidente Biden, presidente Putin, presidente Zelensky, per favore cambiate il corso degli eventi, trovate un accordo oggi su un cessate il fuoco, anche se ovviamente questo sarà solo il punto di partenza", ha detto sottolineando che "l'invasione da parte della Russia è illegale e la condanno, ma non è stata non provocata, quindi condanno anche i provocatori nei termini più forti". Waters in un'intervista rilasciata alla Tass nei mesi scorsi aveva accusato gli Stati Uniti e la loro leadership di aver provocato la crisi ucraina. Dopo la notizia che Mosca lo aveva invitato a parlare in Consiglio (all'ennesima contro-riunione dei Quindici chiesta dai russi dopo l'incontro di lunedì) un diplomatico dell'organo Onu ha commentato: "La diplomazia russa era seria. E adesso cosa arriva? Mr. Bean?".