Sinjar, la città irachena situata a 50 chilometri dalla frontiera con la Siria conquistata domenica scorsa dagli jihadisti dell'Isis (Stato islamico), é la "culla" secolare degli yazidi, una minoranza curdofona seguace di una religione pre-islamica, in parte derivata dallo zoroastrismo. Fino a una settimana fa a Sjniar vivevano 310.000 persone ma anche decine di migliaia di profughi in fuga di fronte all'avanzata sanguinaria dei fondamentalisti islamici. Quella yazidica è una delle religioni più antiche a memoria d'uomo, vecchia di almeno 4.000 anni, al punto da essere definita da molti studiosi "il museo dei culti orientali".
E' praticata da circa mezzo milione di persone, in primo luogo in Iraq ma anche in Siria, Turchia, Georgia, Armenia e Iran. Gli yazidi adorano "un angelo decaduto" (il "diavolo"), da loro rappresentato come un pavone. E ciò é valso loro l'appellativo di "adoratori di Satana", con conseguenti persecuzioni e ripetuti massacri. Gli yazidi sono invece una popolazione pacifica e tollerante. Sono circoncisi come gli ebrei, adorano il sole e credono alla trasmigrazione delle anime. Credono anche nell'esistenza di un dio buono, Khoda, dio della luce, e di un dio cattivo, Auz-Melek, il dio-pavone considerato da chi li perseguita il diavolo.
Secondo il loro "Libro della rivelazione", denominato anche "Libro nero", il creato é opera di sette dei. Nel culto yazidita, dato che il dio buono ispira solo sentimenti positivi é inutile adorarlo, mentre bisogna fare offerte e indirizzare preghiere a quello cattivo sperando di placare la sua malvagità. Perciò ogni anno il 10 agosto a Saadli, nella catena montuosa irachena del Jabel Sinjar, si svolge una processione durante la quale i fedeli si flagellano offrendo le loro sofferenze al diavolo. A Saadli c'é anche la tomba del loro santo, Adi Ibn Musafir, morto nel 1163: due fuochi restano accesi in permanenza per onorarlo.