Al di là dei comprensibili timori per la vita del turista francese rapito nella turbolenta regione algerina della Cabilia, il sequestro di Hervé Pierre Gourdel, per mano di un gruppo che si proclama alleato dello Stato islamico, apre un nuovo scenario sul terrorismo jihadista che, da domenica, ha fatto la sua comparsa ufficiale nel Mediterraneo.
L'Algeria è in guerra contro il terrorismo senza soluzione di continuità sin dagli inizi degli anni '90, quando quello che nei fatti fu un putsch militare azzerò la vittoria elettorale del partito islamista. Un terrorismo che è sempre rimasto molto legato al territorio, pur se il rientro in patria di centinaia di ex combattenti tra i talebani gli ha impresso un indubbio salto di qualità su tattiche e strategie.
Dopo l'11 settembre, i jihadisti algerini hanno avviato un progressivo avvicinamento ad al Qaida, pur marcando sempre la loro autonomia. Al Qaida nel Maghreb islamico, anche se profondamente legata alla casa madre, soprattutto dopo l'assunzione della guida ideologica da parte di Ayman al Zawahri, s'è sempre mossa seguendo la strada 'algerina' al terrorismo: azioni militari e non attentati indiscriminati, limitando al massimo i "danni collaterali" (ovvero, le vittime civili).
Questa linea, difesa dal quarantaquattrenne capo di Aqmi, l'emiro Abdelmalek Droukdel (al secolo Abu Musab Abdel Wadoud), ha comportato frizioni interne ad al Qaida nel Maghreb islamico, determinando scissioni. Una di queste è stata quella del gruppo di Moctar Belmoctar, che ha progettato ed attuato il sanguinoso assalto al sito gasiero di Is Amenas.
In quest'ottica, l'apparizione nel panorama del terrorismo islamico di al Baghdadi e del suo Califfato ha dato linfa all'ala "movimentista" della jihad nordafricana e ha portato alla nascita di formazioni o gruppi che si ispirano all'Isis.
Sino a ieri il gruppo che ha rapito il turista francese, la falange Jund al Khilafah, era solo uno dei tanti che, soprattutto nella regione di Tizi Ouzou, impegnano quotidianamente l'esercito algerino. Ma il fatto che, ad appena 24 ore dal rapimento, i sequestratori - che si sono avvicinati all'Is solo pochi giorni fa - minaccino la decapitazione dell'ostaggio, la dice lunga su quanto potrebbe accadere in Algeria, così come in altri Paesi a rischio.
Proprio quelli che alimentano la tratta di clandestini verso l'Italia e l'Europa.