(di Claudio Accogli)
Una pioggia di denaro sta per investire la Striscia di Gaza, per ricostruirla dopo l'ultima sanguinosa guerra con Israele: è il risultato della conferenza dei donatori organizzata al Cairo, alla presenza di 50 tra ministri degli Esteri e rappresentanti delle organizzazioni internazionali. L'ultima vampata di guerra, quest'estate, ha ucciso oltre 2.200 palestinesi e 73 israeliani, ha distrutto decine di migliaia di case e messo in ginocchio l'economia palestinese, nella Striscia di Gaza come in Cisgiordania.
Servono 4 miliardi di dollari per la ricostruzione: la comunità internazionale ne ha promessi 5,4, con il Qatar - che ha addirittura promesso da solo un miliardo -, gli altri Paesi arabi, l'Unione europea e gli Usa tra i maggiori finanziatori.
Dalla capitale egiziana, ha avvertito il ministro Federica Mogherini, "occorre mandare anche un messaggio politico", perché lo status quo di un conflitto decennale non è più accettabile: "Si rischia una nuova guerra, anche nei prossimi mesi", ha ammonito, sottolineando che la comunità internazionale deve avere un ruolo di primo piano nel processo di pace, e non solo in quello degli aiuti finanziari.
Fitta l'agenda degli incontri bilaterali del ministro: dal presidente palestinese Abu Mazen, al rappresentante del Quartetto per il Medio Oriente, Tony Blair, dal segretario della Lega araba Nabil Arabi ai ministri degli Esteri egiziano e svedese. A quando si apprende, a livello internazionale il ruolo italiano è molto apprezzato - Mogherini ha copresieduto la Conferenza - e Roma è considerata una di quelle capitali dove si comprende più che in altre la situazione.
Tutti i big arrivati al Cairo, a cominciare dal segretario di Stato Usa, John Kerry, si sono detti d'accordo sul fatto che i negoziati tra israeliani e palestinesi debbano riprendere a partire dall'accordo per il cessate il fuoco del 26 agosto scorso. Quindi dalle pre-intese sull'apertura dei valichi, sulla circolazione di mezzi e persone e sulle opere infrastrutturali "La Striscia di Gaza ha conosciuto tre guerre, ha patito distruzioni immani e pagato un alto prezzo di sangue". La violenza di Israele "non è più tollerabile", ha tuonato il Abu Mazen, facendo appello per la "fine dell'occupazione della Palestina". Un tema fatto proprio anche dal presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, che in mattinata ha chiesto a Israele "porre fine al conflitto con il popolo palestinese".
Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, dal canto suo ha ricordato che Gaza è ancora una "polveriera", ricordando non solo le distruzioni patite dai palestinesi ma anche "l'indiscriminato lancio di razzi contro Israele". E il processo di pace, ha spiegato, deve includere anche una inchiesta internazionale sui possibili crimini contro l'umanità commessi dalle parti in conflitto. Ban è atteso a Gerusalemme, mentre martedì farà tappa nella Striscia.
Al segretario Onu spetta ora il compito di convincere i settori israeliani più riottosi. Il ministro degli Esteri di Israele, Avigdor Lieberman, ha sottolineato che l'assenza del suo Paese alla conferenza "non contribuisce alla serietà della discussione". Ma il premier, Benyamin Netanyahu - secondo Haaretz non è d'accordo e ha accettato la richiesta egiziana che Israele non fosse presente al Cairo.
In questo quadro, non si esclude che l'Anp possa decidere di rinviare a gennaio la discussione sulla mozione al Consiglio di sicurezza Onu per la fine dell'occupazione: sia perché ora non ha i voti necessari per farla approvare, sia perché dal Cairo si sono aperti nuovi spiragli per una pace possibile.
"Ho visitato Gaza diverse volte e sono sempre rimasta colpita dalla difficoltà della situazione, ma anche dalla forza della gente. Oltre 1,5 milioni di persone non possono rimanere ostaggio di una questione politica irrisolta", ha dettp Catherine Ashton, l'alto rappresentante della politica estera dell'Ue. La gran parte dei 450 milioni europei, ha spiegato "saranno utilizzati per aiutare le famiglie in maggiore difficoltà".