Mentre oltre 130.000 migranti premono sul confinr turco-greco, la Grecia e l'Unione europea accusano Ankara: "Quanto accaduto qui nei giorni scorsi è dolorosamente ovvio a tutti. La Turchia in piena violazione dell'accordo con l'Ue ha incoraggiato e assistito in modo sistematico decine di migliaia di migranti e profughi ad entrare in Grecia. Ha fallito, e continuerà a fallire se dovesse continuare a perseguire questa strategia". Il premier greco, Kyriakos Mitsotakis, in una conferenza stampa congiunta con i presidenti delle istituzioni dell'Ue, che hanno visitato la frontiera greco-turca. Quello attuale "non è più un problema di profughi, è un chiaro tentativo da parte della Turchia, di usare disperati, per promuovere la sua agenda geopolitica e per distogliere l'attenzione dall'orribile situazione in Siria. Le decine di migliaia di persone che hanno cercato di entrare in Grecia nei giorni scorsi non venivano da Idlib, sono stati a lungo in Turchia in sicurezza e molti di loro parlano il turco", ha affermato il premier greco.
La èresidfente della Commissione europea, Ursula Von Der leyen ha detto che "chi cerca di mettere alla prova l'unità dell'Europa resterà deluso. Manterremo la linea e la nostra unità prevarrà. E' tempo per un'azione concertata e per il sangue freddo. La Turchia non è un nemico e le persone non sono mezzi per raggiungere un obiettivo. Grazie alla Grecia per essere il nostro scudo".
Sono 130.469 i migranti che fino a stamani si sono diretti dalle zone interne della Turchia verso il confine con la Grecia per cercare di entrare nell'Ue, dopo che Ankara ha annunciato che non intende più fermarli. Lo scrive su Twitter il ministro dell'Interno turco, Suleyman Soylu. La cifra è dieci volte superiore a quella riferita dalle autorità di Atene e dalle ong internazionali.
"Da quando abbiamo aperto i nostri confini, il numero di migranti diretti in Europa è di centinaia di migliaia. Presto sarà nell'ordine di milioni". Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in un discorso a membri del suo Akp ad Ankara.
Un bambino è morto durante il tentativo di sbarco di un gruppo di migranti a Mitilini (isola di Lesbo, Grecia). Secondo il sito Cnn.gr, il barcone - partito dalla vicina costa turca - si è ribaltato quando è stato avvicinato da un'unità della Guardia costiera greca. Secondo quest'ultima, 46 persone sono state salvate. Il cadavere del bambino è stato rinvenuto poco dopo. Nella notte 5 barche sono giunte sull'isola, due sono arrivate a Chios e altre due a Samos.
La Grecia in stato di massima allerta di fronte al flusso di migliaia di migranti dalla Turchia. "Il nostro consiglio di sicurezza nazionale ha deciso di innalzare a massimo il livello di protezione alle frontiere", ha detto il premier Kyriakos Mitsotakis al termine di una riunione di governo. Atene ha quindi deciso di rafforzare le pattuglie alle frontiere marittime e terrestri e di sospendere le richieste di asilo per coloro che entreranno illegalmente nel Paese, ha aggiunto il portavoce del governo Stelios Petsas.
L'Europa prova a mobilitarsi per cercare una soluzione al nuovo assalto dei migranti alle sue frontiere esterne e per disinnescare la bomba del conflitto tra Turchia e Siria. Ma la strada da percorrere per arrivare a sciogliere i nodi sul tappeto appare lunga, piena di ostacoli e tutta in salita. Anche se nei prossimi giorni i ministri degli Esteri dell'Unione proveranno a fare del loro meglio in occasione della riunione straordinaria del Consiglio convocata dall'Alto rappresentante Josep Borrell.
I numeri e le notizie che giungono dalle aree di confine tra Grecia e Turchia sono agghiaccianti. I migranti che Ankara ha lasciato liberi di ammassarsi sul confine, secondo l'Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim), sono oltre 13000, tra cui donne e bambini costretti a vivere in condizioni indicibili. Atene, dal canto suo, ha fatto sapere che nelle ultime 24 ha respinto circa 10 mila migranti che cercavano di passare il confine illegalmente. Altri 2000 si sarebbero concentrati nei pressi del varco di Pazarkule, mentre alcune centinaia, a bordo di gommoni, sono sbarcati sull'isola greca di Lesbo. Dove però, almeno in alcuni casi, sono stati oggetto di un'accoglienza tutt'altro che amichevole da parte della popolazione locale. Protagonista indiscusso di questa tragedia umanitaria è e resta il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, deciso per ora a non arretrare di un centimetro dalle sue posizioni. Erdogan da un lato chiede all'Ue di mantenere gli accordi stipulati nel 2016, quando gli allora 28 promisero 6 miliardi di euro di aiuti ad Ankara per finanziare l'accoglienza non solo dei siriani, ma anche di afghani, iracheni e di altre etnie in fuga dalla fame e dalle guerre. In tutto 3,6 milioni di persone 'ospitate' sul territorio turco.
Dall'altro il presidente turco, a capo di un Paese membro della Nato, continua a combattere in Siria, nell'area di Iblid, contro un nemico che gode del pieno appoggio, non solo politico, di Mosca. Deciso più che mai ad affermare la sua forza e a vendicare i suoi soldati morti nei giorni scorsi in un attacco del regime. Come avvenuto oggi con il lancio di una nuova offensiva in territorio siriano.